Alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Nuoro, in collaborazione con alcuni Comandi Carabinieri del nord Italia, hanno dato esecuzione a delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Cagliari che, in piena condivisione con le risultanze investigative raccolte dai militari dell’Arma, nell’ambito di un procedimento penale della Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto l’arresto con la custodia in carcere, gli arresti domiciliari, l’obbligo di dimora e la denuncia a piede libero a carico di 45 persone, ritenute – a vario titolo – responsabili di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e di armi da guerra e comuni nonché estorsioni e reati contro il patrimonio.
Tutto ha origine nel mese di ottobre del 2007 con il sequestro a scopo di rapina dei coniugi Giampaolo Cosseddu e Pietrina Secce, conclusosi con un bottino di 50.000 euro rubati dalla filiale della Banca Intesa di Orosei di cui il Cosseddu era direttore. In quella circostanza venne immediatamente attenzionato un personaggio di Fonni (Nu), Giuseppe Innocenti, gestore di un bar a Nuoro, che era risultato in stretto contatto con il baroniese Pierpaolo Serra, sospettato di aver preso parte al sequestro o comunque di essere a conoscenza di notizie sul quel grave reato. Per quanto attiene l’indagine sul sequestro dei coniugi e la conseguente rapina, sono stati individuati due soggetti, originari della zona del Marghine, Giovanni Sanna, 50enne, noto “Fracassu”, e Graziano Pinna, 39enne, di Borore, nei confronti dei quali sono stati raccolti precisi e concordanti elementi di colpevolezza per cui sono stati indagati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Cagliari. Agli stessi è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Dalle indagini avviate per il sequestro è nato un procedimento autonomo su Innocenti sul conto del quale emersero gravi indizi sul suo coinvolgimento in traffici di droga. Da qui è iniziata un’ampia attività investigativa a carico di diversi trafficanti di stupefacenti barbaricini e sui loro complici, per una molteplicità di fatti delittuosi connessi o collegati. Da quest’attività investigativa sono emersi, sostanzialmente, due distinti (seppure tra loro collegati) filoni d’indagine: da un lato quello riguardante le attività illecite di Gigino Milia e Graziano Mesina, e di altri trafficanti di droga campidanesi e barbaricini; nei loro confronti sono stati acquisiti elementi che hanno consentito di esercitare l’azione penale per una serie di reati, comprese due distinte associazioni per delinquere finalizzate al traffico di stupefacenti, capeggiate da ciascuno di loro che ha portato all’arresto ed alla successiva condanna di tutti i responsabili. Dall’altro le attività illecite riferibili al traffico di droga e di armi, riconducibili all’orgolese Giovanni Antonio Mereu, da anni trapiantato nella provincia di Parma.
Le indagini a carico di Mereu hanno avuto origine da alcuni espliciti riferimenti alla sua figura fatti da Franco Piras e Vincenzo Sini, personaggi legati a Graziano Mesina. Nel corso delle indagini emersero precisi riferimenti ad una partita di droga di un certo “Gianni” che non era stata pagata dalla persona alla quale Piras l’aveva ceduta. Da qui emergeva l’esistenza di un vasto traffico di droga gestito appunto da tale “Gianni”, nel quale erano coinvolti, oltre agli stessi Vincenzo Sini e Franco Piras, i soggetti destinatari delle misure odierne. Durante l’attività, sono state raccolte preziose prove che hanno permesso di individuare i responsabili di un traffico di stupefacenti (ottobre 2009 – 260 gr. di cocaina; aprile 2010 – 250 gr. di cocaina; luglio 2010 – kg. 3,5 di cocaina; settembre 2010 – una piantagione di marijuana; ottobre 2010 – una piantagione di marijuana; gennaio 2011 – 250 gr. di cocaina; marzo 2012 – kg. 2,750 di marijuana) e armi, alcune delle quali già oggetto di importanti sequestri effettuate dall’Arma nella Provincia di Nuoro e Sassari alcuni dei quali avvenuti in data antecedente all’inizio dell’indagine (maggio 2007 – 6 fucili mitragliatori; novembre 2008 – 9 pistole; aprile 2010 – una pistola; marzo 2012 – 10 pistole, 31 dicembre 2011 – una pistola) gli investigatori hanno proceduto a ricostruire minuziosamente il percorso delle armi che, in così gran numero, dovevano avere necessariamente un canale di approvvigionamento ben consolidato.
Le attività hanno provato che l’epicentro del sodalizio si trovava ad Orgosolo con ramificazioni nel nord Italia ed in particolare a Parma, Reggio Emilia, Modena, Lodi, Grosseto, Mantova e soprattutto Padova. Il luogo terminale di approdo della droga e delle armi era principalmente la Sardegna, in particolare Orgosolo. Gli attori protagonisti sono un gruppo di pregiudicati barbaricini stabilitisi da tempo, per ragioni di lavoro, in Emilia Romagna che non hanno mai interrotto i rapporti con i sodali residenti sull’isola.
Nella circostanza, i Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno accertato che la figura di spicco dell’organizzazione era Giovanni Antonio Mereu, 47enne, originario di Orgosolo, ma da anni trapiantato nel parmense, che aveva allacciato stabili legami con personaggi della criminalità calabrese – per quanto attiene il traffico di stupefacenti – e con trafficanti di armi operanti tra il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Il principale canale di approvvigionamento delle armi del Mereu arrivava tramite un noto e stimato armaiolo/perito balistico che a sua volta, sfruttando la sua professionalità e le sue conoscenze, era riuscito a attivare un ininterrotto canale di approvvigionamento di armi da una struttura dell’Esercito Italiano, grazie alla complicità di un militare dell’Esercito ed un impiegati civile del Ministero della Difesa. Il sistema criminale era incentrato sulle procedure di rottamazione delle armi del 15° Ce.Ri.Mat. (Centro Rifornimenti e Manutenzione) dell’Esercito Italiano di stanza a Padova. L’armaiolo/perito balistico Renato Bazzan e suo figlio Willy, il primo capo squadra del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco di Padova ed il secondo Vigile del Fuoco “discontinuo” (con chiamata a tempo determinato), attraverso il luogotenente Giuseppe Mattei ed il dipendente Paolo Paris, entrambi in servizio al al 15° Ce.Ri.Mat., trafugavano armi intere e/o parti di esse che poi venivano consegnate al Bazzan Renato. Questi a sua volta le rendeva clandestine modificandogli la matricola (per le armi intere) mentre con le parti di armi – assemblandole – ne creava di nuove. Successivamente le armi venivano cedute anche a Mereu che a sua volta le immetteva nel mercato clandestino sardo e calabrese. Infatti, le armi venivano utilizzate anche quale corrispettivo per il pagamento di partite di droga acquistate dalla Ndrangheta calabrese ed inviate per lo smercio in Sardegna.
L’orgolese, grazie ai suoi stretti rapporti con esponenti della criminalità organizzata calabrese, tra i quali Francesco Riillo noto Franco, originario di Isola Capo Rizzuto (KR) ed Antonino Modafferi originario di Reggio Calabria, ma trapiantati il primo a Viadana (MN) ed il secondo Parma – entrambi coinvolti anche in indagini della Procura Distrettuale Antimafia di Bologna e Reggio Calabria, è stato in grado di fornire ingenti quantità di droga al mercato sardo. Per capire l’importanza del canale di approvvigionamento basti pensare che la prima fornitura del Mereu ad un suo sodale di Orgosolo è stato di 27 kg di cocaina nell’arco di un mese. L’organizzazione era dedita, oltre che al traffico di stupefacenti e armi, anche a reati contro il patrimonio in genere nonché estorsioni. La versatilità della banda nel ricercare sempre nuove fonti di guadagno è dimostrata in modo emblematico dal progetto di furto, a scopo di estorsione, della salma di Enzo Ferrari, sepolta nel cimitero monumentale di Modena. Il disegno criminoso, per il quale erano stati effettuati diversi sopralluoghi, definendo altresì le modalità di custodia della salma e di gestione dei contatti con i familiari, veniva impedito tramite mirati servizi preventivi coordinati dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Nuoro ed eseguiti dalla Compagnia di Modena.
Tra i tanti progetti criminali anche quelli inerenti l’organizzazione e la realizzazione di rapine a portavalori, istituti di credito ed attività commerciali. In tale contesto, nel dicembre 2013, è stato tratto in arresto da personale di questo Nucleo Investigativo e della Compagnia Carabinieri di Viadana (MN) un pericoloso latitante: Severino Satta, 39enne, residente a Lula, sorpreso all’interno di un appartamento di Viadana (MN) ove, con altri due pregiudicati di ordine sarda, stava pianificando una rapina a mano armata. L’obiettivo dei malviventi era, ragionevolmente, un furgone portavalori o il caveau di un istituto di vigilanza privata.
Nel complesso la Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari ha richiesto ed ottenuto l’applicazione della misura cautelare dell’arresto in carcere per Giovanni Antonio Mereu, 47enne, residente a Traversetolo (PR), Musina Pasquale, 40enne, residente a Orgosolo (NU), Antonio Mereu , 27enne, residente a Orgosolo (NU), Antonello Mereu, 26enne, residente a Orgosolo (NU), Giovanni Succu, 49enne, residente a Villanova Sull’Arda (PC), Antonio Francesco Pipere, 51enne, residente a Orgosolo (NU), Antonio FrancescoMereu, 54enne, residente a Orgosolo (NU), Francesco Riillo, 46enne, domiciliato a Viadana (MN), Giuseppe Mattei, 56enne, residente a Cadoneghe (PD), Paolo PAris, 52enne, residente a Stanghella (PD), Renato Bazzan, 58enne, residente a Conselve (PD), Willy Bazzan, 29enne, residente a Conselve (PD), Cesare Agresti, 65enne, e Stefano Agresti, 31enne, di Traversetolo (PR),Emanuele Cianciotto, 52enne, di Fonni (NU), Antonello LUtzu, 52enne, di Mamoiada (NU), Graziano Lutzu, di Nuoro, Antonino Modafferi, 37enne, residente a Parma, Velio TomasoMArini, 52enne, residente a Basilicanova (PR).
Agli arresti domiciliari sono stati posti Giulio Cesare Mulas, 45enne, residente a Tertenia (NU), Agostino Pudda, 66enne, residente a Montechiarugolo (PR),Marco Arzu, 33enne, residente a Montefiorino (MO), Roberto Mezza, 50enne, residente a Fombio (LO).
Undici le persone colpite dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora, mentre altri 11 non destinatari di misura cautelare, ma denunciati e coinvolti a pieno titolo nell’indagine solo perché i fatti, attualmente in contestazione, erano già noti all’A.G. allorquando è stata emessa la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del noto Graziano Mesina più altre 29 persone .