Perché 27 uomini politici europei eletti democraticamente per rappresentarci e che hanno “…. creato un'Unione unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace, libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare” e che sono “… determinati ad affrontare le sfide di un mondo in rapido mutamento e a offrire ai nostri cittadini sicurezza e nuove opportunità” per costruire “un'Unione sicura, prospera, competitiva, sostenibile e socialmente responsabile [ …] in cui i cittadini abbiano nuove opportunità di sviluppo culturale e sociale e di crescita economica..” devo riunirsi in una città blindata ed essere protetti da un esercito di oltre 5000 poliziotti?
Questo è successo a Roma lo scorso sabato in occasione delle celebrazioni del 60simo anniversario dei Trattati di Roma. È perché siamo i cittadini ingrati e stupidamente inclini alla violenza anche verso chi vuole regalarci un futuro migliore? La risposta è nella retorica delle parole virgolettate riportate sopra e che ritrovate nella Dichiarazione di Roma sottoscritta dai 27 capi di Stato. Una città blindata e un esercito schierato sono la misura della loro paura rispetto alla rabbia delle persone costrette ad una progressiva povertà che trova giustificazione nelle scelte politiche implementate dai 27.
La sdolcinata retorica europeista scritta nella Dichiarazione di Roma suona irriverente e offensiva se messa in relazione ai dati sulla disoccupazione: 20 milioni di disoccupati con un tasso di disoccupazione giovanile pari al 18%. Le passarelle costringono alcuni di loro, come il Presidente della Commissione Europea, ad abbandonare i luoghi protetti delle istituzioni, delle lobbies che li sostengono e a nascondersi dentro una città blindata. Questa allora non è più una pacifica democrazia ma nei fatti una guerra combattuta con le armi dell’economia e della finanza dove, come in tutte le guerre, a soccombere sono i più deboli.