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"E’ sempre la solita storia delle travi e pagliuzze. Una certa classe politica oggi al Governo della Regione punta il dito contro le politiche di Donald Trump, ma nell’Isola abbiamo chi lo imita in modo spudorato. La notizia dell’abbattimento delle leggi sulla tutela dell’ambiente negli Stati Uniti somiglia – e non di poco – a quella sul Piano energetico regionale. Ma con una differenza sostanziale e più grave da queste parti.
 
Se oltre Oceano l’attuale Presidente cancella le scelte del suo predecessore Obama per abbattendo i limiti per le emissioni delle centrali energetiche (da quelle a carbone, fino alle pratiche estrattive di petrolio e gas), in Sardegna il Governatore Pigliaru riesce persino a sconfessare sé stesso. Nella campagna elettorale del 2014 ricordiamo cosa disse quando sostenne che era venuto il momento di dire basta alle industrie decotte nel Sulcis, che sarebbe stato “più saggio lasciare le imprese al loro destino e occuparsi invece dei lavoratori sostenendo il loro reddito, accompagnandoli con servizi di qualità (in primo luogo, orientamento e formazione) verso una nuova occupazione” (sembra il nostro reddito di cittadinanza!).
 
Eppure il Governo che in questi giorni sta spalleggiando l’investimento della Rusal, chissà con quali benefici e agevolazioni, è proprio quello del presidente Pigliaru. Già, con quali benefici e per chi? Ricordiamo che l’intervento è operato dalla nuova azienda costituita appunto dalla Rusal e dalla Sfirs, società in house della Regione Sardegna, cioè il cui capitale è interamente pubblico. Le prime cifre parlano di un primo investimento da parte della Sfirs di 20 milioni di euro, ma vorremmo capire, visualizzando i dettagli dell’accordo, a quanto ammonta tra investimenti attivi e passivi l’intervento pubblico.
 
Non solo: il progetto prevede l'adeguamento degli impianti, la realizzazione − in linea con il piano energetico regionale − di una caldaia di cogenerazione di energia elettrica e vapore, l'adeguamento della raffineria per utilizzare bauxite come materia prima per la produzione dell’allumina e appunto l'ampliamento del bacino dei fanghi rossi residui del ciclo produttivo.
 
Stiamo parlando di un impianto a forte impatto ambientale la cui ripresa dell’attività comporterà il sollevamento di 10 metri (fino a 46) dell’attuale bacino, che sarà riempito con fanghi inquinanti e pericolosi, contribuendo in tal modo a rendere irreversibile il processo di degrado ambientale del Sulcis, un sito di interesse nazionale tra i più inquinati d’Italia.
 
Ribadiamo: a noi interessano le persone umane e l’ambiente in cui vivono e lavorano. Ciò che invece non ci interessa è la rinascita, come l’erba cattiva, di questo tipo di attività dell’industria pesante, nemica dell’ambiente, della salute e della dignità delle persone. 
E prima di criticare gli Stati Uniti, al Governo della Sardegna qualcuno si convinca che sono i Trump di loro stessi".