"I social network sono il luogo in cui più frequentemente non solo i giovani ma anche gli adulti, consegnano informazioni spesso molto private, nella presunzione che quella sia una dimensione virtuale, mentre è assolutamente reale, nella quale i rischi non sono uguali ma maggiori rispetto alle relazioni nella vita fisica". Lo ha detto il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, oggi a Cagliari per partecipare al convegno su "Trasparenza, accesso generalizzato e privacy".
Come ci si preserva, allora, in una vita quotidiana sempre più condizionata dalla sua dimensione digitale? "La protezione dei dati personali è la chiave per avere la bussola che ci consente di orientarci in questo mondo", ha spiegato Soro. Ma non basta. "Dobbiamo fare un grande sforzo per costruire una consapevolezza che passa attraverso l'alleanza educativa tra scuola, famiglia e istituzioni. Si tratta di un processo importante su cui sono stati fatti passi avanti, ma il cammino è ancora lungo". Inoltre, ha aggiunto il Garante, "non dimentichiamo che viviamo un tempo in cui gli attacchi informatici ai vari siti delle pubbliche amministrazioni, oltreché a quelli dei privati, rappresentano l'affare economico più rilevante nel mondo".
Sul giornalismo, Soro riconosce che "questi temi hanno determinato criticità nell'esercizio della professione già quando si svolgeva solo in carta stampata, ora si sono moltiplicate". Se sui giornali "la tendenza a spettacolarizzare l'informazione è stata fonte di vicende negative, nella rete questi problemi si moltiplicano". Ecco perché "è necessario rivisitare il codice deontologico che in Italia risale al 1998, un'epoca quasi pre digitale".