“I dazi di Trump non riguardano il pecorino romano,piuttosto non diano notizie tendenziose per far abbassare ulteriormente il prezzo del latte”. Lo sostiene Fortunato Ladu, attivista del “Movimento spontaneo dei pastori sardi per il prezzo del latte” che raccoglie centinaia di aderenti, a proposito delle ricadute negative che i dazi doganali Usa potrebbero produrre sull’economia della Sardegna.
“E’ curioso assistere alla disinformazione imperante riguardo ai dazi che Trump vorrebbe applicare sui prodotti europei. Probabilmente non si è a conoscenza o non lo si vuole capire, dei metodi che si usano in questi frangenti. Gli organismi preposti a questo tipo di operazioni, come il Congresso, non danno un potere illimitato al Presidente, ma gli assegnano un plafond di 100milioni di dollari che attualmente è già esaurito e peraltro per prodotti nei quali non è inserito il formaggio sardo che anzi lo avvantaggia a sfavore di quelli francesi come il Roquefort”.
L’attivista dei Pastori sostiene che invece “a qualcuno può far comodo questo terrorismo mediatico ma inviterei costoro a informarsi più dettagliatamente sulle norme che regolano il commercio con gli Usa cercando altre scuse per far diminuire ulteriormente il prezzo del latte ovino sardo. Cerchino piuttosto, questi signori, di guardare a Est – afferma Ladu – e togliere finalmente queste ingiustificate sanzioni alla Russia che acquisterebbe a piene mani i nostri formaggi. Non è tollerabile che nell'era digitale si pensi a una classe pastorale ignorante e disinformata e non voglio credere che la Regione Sardegna conceda agli Stati Uniti l'uso di proprie basi di fronte a simili dazi. Quindi – conclude Ladu – aspettiamo perché divulgare notizie false e tendenziose nei settori economici in Italia è reato”.