rom-rapporto-28mila-vivono-in-baraccopoli-met-and-agrave-sono-minori

Tra baraccopoli riconosciute, campi spontanei, insediamenti 'tollerati' e centri di raccolta, sono 28mila le persone di etnia Rom e Sinti che vivono in emergenza abitativa in Italia, e il 55% ha meno di 18 anni. Per queste persone l'aspettativa di vita è di 10 anni inferiore rispetto al resto della popolazione italiana. E solo una piccola percentuale, il 3%, è effettivamente nomade. E' quanto emerge dal censimento dell''Associazione 21 luglio', presentato al Senato alla vigilia della Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti.

Per l'occasione l'associazione che tutela i diritti delle persone in emarginazione estrema ha ricevuto una medaglia dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come apprezzamento per il lavoro svolto. Circa 18mila persone vivono in 149 baraccopoli 'formali', presenti in 88 comuni. Negli insediamenti 'informali', cioè non riconosciuti dalle autorità, sono presenti invece circa 10mila persone, per il 90% di nazionalità romena. Le principali baraccopoli istituzionali, gestite cioè dalle autorità pubbliche, si trovano nella città di Roma, mentre Napoli detiene il record del numero di campi informali più grandi. Per quanto riguarda la nazionalità delle persone presenti, il 37% ha cittadinanza italiana, mentre sono circa 3mila i rom apolidi provenienti dall'ex Jugoslavia.

Non si hanno dati certi, invece, su quanti siano i Rom e i Sinti presenti in Italia, le stime variano da 120mila a 180mila persone. Il rapporto documenta gli sgomberi forzati dei campi che si sono tenuti nel 2016: 250 in tutta Italia, 28 nella sola città di Roma, che "hanno coinvolto circa mille persone, per una spesa stimata di un milione e 260mila euro"; a Milano sono stati 20 e hanno coinvolto 350 persone. L'associazione rileva "pesanti ritardi nella Strategia nazionale per l'inclusione delle persone Rom, Sinti e Caminanti", che non si è tradotta "in un concreto miglioramento delle condizioni di vita". "Il 2016 – ha detto il presidente della '21 luglio', Carlo Stasolla – è stato l'anno dell'attesa di un profondo cambiamento, per l'insediarsi di nuove amministrazioni locali nelle principali città italiane, ma non ci sono stati elementi di discontinuità rispetto al passato. L'Italia continua a confermarsi, per le persone di etnia Rom che vivono in condizioni di povertà e fragilità sociale, il peggior paese in cui abitare".