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“Il governo dell’acqua in Sardegna è fuori legge. La Regione ha 45 giorni per cedere le sue quote ai comuni e revocare le nomine gestionali e di controllo, dopodiché scatteranno le sanzioni e saranno pesantissime. La decisione dell’Autorità della concorrenza appena pubblicata rappresenta la conferma di una gestione scandalosa dell’acqua in Sardegna con Abbanoa che ha trasformato, con la regia della regione, la società idrica in un vero e proprio carrozzone politico. La sonora bocciatura di questa gestione emerge in tutta la sua gravità nel dispositivo appena pubblicato nella gazzetta dell’autorità che mette nero su bianco un’indagine durata mesi e la relativa decisione”. Lo afferma il deputato di Unidos Mauro Pili immediatamente dopo la pronuncia dell’Autorità garante per la concorrenza che condanna la gestione di Abbanoa.

 

Secondo la decisione dell’Authority la partecipazione di maggioranza della Regione Sardegna con il 68% al capitale sociale di Abbanoa “determina una situazione in cui l’Ente affidante (EGAS), pur avendo astrattamente i poteri per effettuare un controllo pervasivo sull’attività svolta da Abbanoa, non dispone, di fatto, della possibilità di nominare persone di propria fiducia che gli garantiscano l’effettività di tale controllo”.

 

 “Da tempo – ricorda Pili – denuncio l’illegittima gestione di Abbanoa e il ruolo invasivo e improprio della regione e dell’assessore dei lavori pubblici nel governo dell’acqua in Sardegna. Una gestione da carrozzone politico con nomine, assunzioni e vergognose gestioni clientelari che rappresentano la peggior deriva politico amministrativa di questa giunta regionale. Un sottobosco di appalti e subappalti che vede la società spagnola Acciona come soggetto incontrastato e sempre più invasivo nel sistema idrico sardo. Per l’autorità – sostiene Pili – il risultato è una società fuorilegge dove il controllore è anche il controllato. Una commistione senza precedenti che ha portato alla dura determinazione dell’Autorità”.

 

“L’assenza dei poteri di nomina e revoca dei vertici direttivi e di controllo e, più in generale, la mancanza di un’effettiva partecipazione di EGAS alla gestione di Abbanoa – secondo l’autorità impedisce di per sé la configurazione di un rapporto di “controllo analogo” ai sensi della disciplina dell’in house providing, alla luce dei principi sopra richiamati. Infatti, una corretta modalità di attuazione del “controllo analogo” dovrebbe derivare dalla possibilità che gli amministratori, il direttore e i revisori dei conti della società di gestione siano nominati non già secondo la disciplina del diritto civilistico, quanto piuttosto dall’ente affidante “in house”.

 

“Situazioni patologiche – scrive l’autorità – dove il potere di nomina dei vertici direttivi e di controllo dovrebbe, comunque, esistere a prescindere dalla percentuale di possesso delle quote di capitale della società affidataria da parte degli enti affidanti e, dunque, dalle maggioranze che tali enti possono esprimere nell’assemblea dei soci. L’Autorità – sostiene Pili – è chiara: si deve fare subito una legge per il passaggio delle quote della Regione, al fine di garantire la legittimità dell’affidamento del servizio idrico, agli enti locali concedenti (i Comuni della Sardegna, rappresentati in EGAS) della totalità delle quote di partecipazione azionaria della Regione Sardegna nel capitale sociale di Abbanoa. A questo aggiunge l’autorità, l’ente affidante (EGAS) deve essere immediatamente dotato di strumenti di controllo effettivo nei confronti della società di gestione, tra cui la possibilità di nominare i vertici direttivi e di controllo, in mancanza dei quali appare dubbia la sussistenza del requisito del “controllo analogo”.

 

 

“Non ci sono margini – ribadisce Pili: azioni tutte ai comuni o sanzioni. Per l’autorità, infatti, la cessione delle azioni e le nomine in capo ai comuni sono “i presupposti indefettibili di regolarità della scelta di affidamento diretto, secondo il modello dell’in house providing, piuttosto che secondo quello dell’affidamento con gara. L’Autorità – ricorda Pili – ha dato tempo “45 giorni per assicurare le corrette dinamiche concorrenziali alla luce di quanto rappresentato”. La gestione fuorilegge, i mancati controlli e le nomine di palazzo sono al capolinea. Ad essere bocciata non è Abbanoa, ma la maldestra gestione di una giunta regionale che ha avuto come unico obiettivo quello di mettere le mani sul governo dell’acqua per gestire appalti, assunzioni e nomine. Finalmente – conclude Pili – arriva una severa condanna di questa gestione che conferma le denunce di questi ultimi anni, a partire dalla vergognosa gestione dei conguagli pregressi pratica illegale condannata ripetutamente dagli stessi giudici e per la quale attendiamo la definizione della class action contro Abbanoa”.