“Sig. Silvio, forse non sa che in Sardegna ci sono migliaia di allevatori, e migliaia di persone che vivono di pastorizia. I pastori sono persone che non conoscono un giorno di festa, che vivono dalla produzione del latte, del formaggio e della vendita degli agnelli”. E’ la lettera che la figlia di un pastore sardo scrive a Silvio Berlusconi a proposito dell’appello dell’ex presidente del Consiglio a favore degli agnelli con il contestuale invito a non mangiarli per Pasqua. La lettera è affidata alle pagine facebook di Ambasciata di Sardegna ed ha ricevuto 5600 condivisioni, oltre 6mila like e 900 commenti. Appello che in Sardegna ha scatenato unanimi reazioni contrarie, tra le quali quella del presidente regionale di Coldiretti Battista Cualbu.
“E le assicuro – dice la ragazza – che quando ‘si fa il carico’ (cioè si vendono, ndr) degli agnelli non è mai una bella giornata. Tuttavia questa è la vita e così ci hanno insegnato, perché vede, le sembrerà strano, ma noi per vivere dobbiamo sacrificare gli agnelli”.
“Invece gli ‘altri’ (e lei ne conosce tanti!) – prosegue la donna – per vivere sacrificano e calpestano la vita di tutti noi. Le ricordo che quest'anno (ma a lei cosa può interessare?) il latte di pecora sarà pagato a 0,60 centesimi al litro e sarebbe opportuno che si preoccupasse più dei pastori che degli agnelli! Sig.Silvio in Sardegna (che non è quella che conosce lei, quella" smeralda") c'è il comparto della pastorizia, che vive un momento di crisi profonda. Ci sono aziende che non riescono pagare i mutui, facce segnate dalle rughe, mani forti con voglia di lavorare e che hanno bisogno di risposte serie, non di farse recitate solo per recuperare voti”.
“La lascio signor Silvio –conclude la lettera – informandola che senza i pastori, lei e i suoi nipoti avreste potuto vedere le pecore solo allo zoo, perché non sono animali in grado di vivere senza la cura di un pastore. Ma questo lei e tanti animalisti non lo sanno. Ci lasci in pace, la prego, ci manca solo "l'animalista berlusconiano".