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La Bandiera della Brigata ebraica e l’Associazione Sardos Pro Israele non saranno presenti alla 72sima festa della Liberazione, a Cagliari,ma celebreranno la Liberazione in privato. “Basta insulti e provocazioni. Festeggeremo il 25 Aprile con l’Associazione Aleph ion–Sardegna ebraica e alla Associazione Memoriale Sardo della Shoah”. Lo ha il presidente di Sardos Pro Israele Mario Carboni, che ricorda “le provocazioni e i tentativi di scontro degli ultimi due anni da parte di gruppi di esagitati avvolti nella bandiera palestinese”.

 

Pertanto le tre associazioni della costituenda comunità ebraica sarda, “non essendoci le condizioni politiche e di sicurezza”per partecipare al corteo di Cagliari, celebreranno autonomamente il72° anniversario della Liberazione con una riunione privata per ricordare l’impegno degli ebrei nella lunga lotta lunga lotta contro la dittatura fascista e poi nella guerra di Liberazione dal nazifascismo, comprendendo l’apporto ed i sacrificio dei militari della Brigata ebraica. L’incontro si terrà dalle 17,30 alle 20,30 in Via Stretta, 37  a Cagliari, nel quartiere di Castello, il vecchio Getto.

 

La riunione,che avrà carattere strettamente privato e la partecipazione solo a discrezione degli organizzatori,prevede il Coordinamento e la relazione iniziale di Mario Carboni dal titolo “I Fratelli Rosselli e Giustizia e libertà”. Sarà poi la volta di Tore Amos Pirino con la relazione “ La Brigata ebraica”, poi Franco Turco: “I partiti laici e l’ebraismo”. Dopo interviene Alessandro Matta con la relazione “La Storia di Moretto, al secolo Pacifico di Consiglio. Il Pugile ebreo che sfidò i Fascisti nella Roma Occupata”.

 

Altri argomenti per la discussione saranno: “Emilio Lussu e le leggi razziali”, “I Giusti fra le nazioni sardi”, “Antisionismo come moderno antisemitismo”. Si termina l’incontro con una discussione generale.

 

“Purtroppo abbiamo dovuto rimarcare – spiega Carboni – che il solo mostrare la bandiera della Brigata ebraica, durante il corteo che tradizionalmente si svolge a Cagliari il 25 aprile è stato oggetto, nel 70° anniversario, di insulti, provocazioni e di intollerabili atti di violenza fisica sin sotto il palco della cerimonia in Piazza del Carmine. Lo stesso copione, questa volta in maniera chiaramente organizzata, si è svolto nel 71° anniversario della Liberazione ad iniziare da un tentativo di scontro nella piazza Garibaldi da parte di esagitati avvolti nella bandiera palestinese”.

 

“Durante la marcia era chiaro che provocatori con bandiere palestinesi si erano organizzati per creare situazioni che non sfociarono in scontri fisici solo per la civiltà e spirito democratico di chi esponeva la bandiera della Brigata ebraica. Lungo tutto il percorso– ricorda il presidente di Sardos Pro Israele -, per due anni di fila, si è registrato quanto antisemitismo sia ancora attivo nella nostra società, cosa che sembrerebbe assurda in manifestazioni per il 25 aprile, anche se a causa di pochi rispetto alla maggioranza dei manifestanti”.

 

 

Carboni ricorda che “in questo ultimo anno sono accaduti fatti terribili. Atti terroristici di matrice islamista hanno insanguinato l’Europa, con particolare accanimento verso le Comunità ebraiche, sostenute da una propaganda antisemita propria e indiscutibile degli eredi del Gran Muftì di Gerusalemme, alleato ed ammiratore di Hitler, del quale fu ospite e complice a Berlino durante tutta la guerra. Per questo –prosegue -, non condividendo la partecipazione invasiva degli eredi del Gran Muftì con le loro bandiere, senza per questo chiederne il loro allontanamento, ci sentiamo di pretendere la loro neanche lontana equiparazione alla bandiera della Brigata ebraica e alle bandiere delle Brigate partigiane, degli eserciti e degli Stati che hanno duramente combattuto e vinto il nazifascismo”. Da qui la decisione di celebrare la Liberazione in forma strettamente privata.