Si scrive "Freemmos", con riferimento all'inglese "free", libero. Si legge "frimmos", che in sardo significa fermi. È l'originale neologismo ideato dalla Fondazione Maria Carta per due giornate dedicate al tema dello spopolamento dei paesi più piccoli della Sardegna. Un invito a restare fermi nei luoghi da cui si proviene, e di sentirsi liberi di farlo, potendo godere di tutti i diritti e di tutte le opportunità offerte da una realtà iperconnessa anche alle estreme periferie dell'entroterra isolano.
"Liberi di vivere nei territori dove si è nati e vissuti, dove creare anche occasioni per le generazioni future, difendendo anche quei presidi culturali e sociali che non possono essere smantellati", come spiega il presidente della Fondazione Maria Carta, Leonardo Marras. "In Sardegna oltre trenta paesi sotto i mille abitanti sono destinati a scomparire nell'arco dei prossimi sessant'anni – afferma Marras – l'attuale trend di denatalità e spopolamento porterà a cancellare dalla carta geografica della Sardegna intere comunità da Monteleone Rocca Doria a Semestene, da Sorradile a Martis, da Montresta a Padria, da Nughedu San Nicolò ad Armungia, da Ula Tirso a Soddì, da Baradili a Cheremule e Ussassai, solo per citarne alcune".
Di fronte a questa eventualità, la Fondazione ha deciso di offrire un contributo al dibattito con due appuntamenti. Il primo è in programma per il prossimo 25 aprile a Monteleone Rocca Doria, il secondo a Baradili il 14 maggio. "L'idea, d'intesa con le amministrazioni locali, è di creare una giornata di intensa attività culturale e riflessione – conclude il presidente – per ribadire il diritto e la necessità di non far morire questi presidi della sardità".