Il modello sviluppato da alcune Regioni a statuto speciale può servire da traino e modello per le Regioni ordinarie. L'esempio dei referendum in Lombardia e Veneto per rivendicare maggiori spazi di autonomia si inserisce in questo quadro, definito dalla riforma costituzionale del 2001 ancora in atto e che andava in senso federalista. E' il tema sviscerato dalla conferenza plenaria dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e Province autonome riuniti a Cagliari.
"Oggi stiamo andando verso un riconoscimento pieno dell'autonomia delle speciali e verso una rivendicazione forte di un'autonomia differenziata – ha spiegato il presidente dell'Assemblea sarda, Gianfranco Ganau – Io credo molto in un modello differenziato del regionalismo, che non significa mettere in discussione le ragioni delle specialità che sono evidenti. Il federalismo fiscale deve funzionare, ovvero le risorse disponibili su una regione devono in gran parte essere destinate a questa regione, ma esiste il fondo di perequazione che serve a riequilibrare gli squilibri del nostro Paese. Se la Regione Sardegna è in una situazione di ritardo legata all'insularità, è evidente – ha sottolineato Ganau – che una parte di questo fondo deve servire per compensare i mancati introiti dovuti al mancato sviluppo economico". Ha spinto sul federalismo il presidente del Consiglio della Lombardia, dove in ottobre si svolgerà il referendum sull'autonomia.
"Chiediamo più poteri perché laddove c'è un percorso di decentramento e di federalismo fiscale che sposta competenze e risorse dal centro alle regioni, tutti gli studi dimostrano che migliora la crescita, il Pil del territorio e si riducono le divergenze e le disparità regionali – ha detto Raffaele Cattaneo – Non chiediamo di diventare più ricchi perché qualcuno diventi più povero, chiediamo di innescare un percorso verso un sistema di federalismo differenziato". Secondo Cattaneo, in Italia "il problema è che si è ingabbiato il regionalismo in una logica per cui tutti dovevano fare le stesse cose. Non possiamo, invece, ragionare su regioni a più velocità come lo si sta facendo in Europa? Il modello della ridistribuzione fiscale, cioè raccogliere tutti i soldi dei territori, metterli in un unico calderone a Roma e ridistribuirli, non ha dimostrato di funzionare granché".