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A Cagliari, quando ormai manca pochissimo all'arrivo dei ciclisti per la terza tappa del Giro d'Italia, c'è chi non dimentica Michele Scarponi, famoso ciclista italiano morto il 22 aprile scorso in un incidente stradale. Lo ha fatto con una semplice maglietta con scritto "Michele Scarponi Vive!" una ragazza sarda del fan club di Fabio Aru.
 
Campione e gregario: Scarponi era questo. E a 37 anni, un Giro d'Italia in bacheca, si preparava ad una nuova avventura nella corsa rosa, stavolta da capitano dell'Astana. L'Aquila di Filottrano, così soprannominato per le sue doti di scalatore, ha chiuso le ali per sempre in un giorno qualunque di primavera.
 
 
"Michele – ha scritto nei giorni scorsi Associazione Amici della bicicletta di Cagliari – è caduto mentre svolgeva il suo lavoro. Tanti altri comuni ciclisti sono morti, anche recentemente, in seguito a violazioni di regole della circolazione, mentre andavano a lavorare o esercitavano il diritto allo svago".
 
"I costi della scarsa attenzione, sulle strade, nei confronti degli utenti vulnerabili (ciclisti e pedoni) sono altissimi, sul piano umano e su quello dell’interesse generale. Ai lutti delle famiglie si aggiunge infatti un danno sociale, perché da questi eventi deriva un freno allo sviluppo spontaneo della  mobilità dolce e non inquinante".