Segreto istruttorio su una nuova discarica da sequestrare, o appena sequestrata stamani. Dove? A Macchiareddu. Di chi? Top secret. Nelfrattempo, da pochi minuti, è riunito a Villa Devoto il tavolo voluto dal presidente della Regione Francesco Pigliaru “per un approfondimento sulle questioni di tutela ambientale e salute pubblica legate alla vicenda Fluorsid. Insieme agli assessori competenti –spiega una nota della Presidenza della Regione -, sono presenti al tavolo tutti i soggetti regionali interessati ad autorizzazioni e controlli in aree industriali, in particolare Macchiareddu e Santa Gilla. Al termine della riunione la Regione contatterà le amministrazioni locali interessate per riferire l'andamento dei lavori e programmare le prossime azioni”.
Il caso Fluorsid ha suscitato tanto (e dubbio) scalpore, e tiene banco, ma emerge una testimonianza di 14 anni fa, quella di Mauro Pili, allora presidente della Regione: “Della Fluorsid si sapeva tutto. Come dell'Enichem, di Ottana, di Porto Torres, di Portovesme, di Sarroch. Non sapevo per sentito dire. Sapevo – dice Pili – per aver scritto. Per aver messo tutto nero su bianco. Volevo che ci fossero nomi e cognomi, luoghi e cause dell'inquinamento, i costi delle bonifiche, i progetti da presentare e le azioni da mettere in campo. Non un brogliaccio della mia vita privata, ma una delibera coraggiosa adottata nella mia breve ma pur sempre libera e determinata azione di governo.
Pili ricorda che a “quel gentiluomo di Emilio Pani, assessore dell'ambiente della mia giunta, avevo chiesto di fare in fretta. Sapevo che i franchi tiratori erano in agguato. E sapevo che tutti quanti erano legati a filo doppio ai padroni delle discariche e degli inquinamento”. Ad aprile del 2003 la delibera arriva in giunta. “Approvazione linee guida bonifica siti inquinati. La mappa contiene ogni singolo dettaglio”, racconta il deputato di Unidos. “Ci sono nomi e cognomi. Disastri ambientali riscontrati e omessi. La mappa più dettagliata mai messa nero su bianco di quanto avessero devastato la Sardegna. Nel capitolo Macchiareddu (è luglio 2003), c'è nero su bianco la Fluorsid, priorità assoluta, rischio 2 nella classifica degli inquinatori. Ripeto luglio 2003”, rimarca Pili.
“Il 29 luglio del 2003 firmo a Palazzo Chigi l'accordo per le bonifiche dei poli industriali. Ci sono i lestofanti di Stato, Eni in testa. Non sono felici ma stanziano le risorse. Torno in Sardegna – prosegue – e la sfiducia è pronta. Lascio la Presidenza, ma quei documenti sono nero su bianco. Diventano atti irrevocabili che per 14 anni sono finiti nel dimenticatoio di interessi e prebende. 14 anni dopo interviene la Procura. Oggi rileggo il piano di bonifica dei siti inquinati redatto nel 2003, sotto la mia presidenza e concludo: serve una Direzione distrettuale antinquinamento per difendere la Sardegna, con i poteri della distrettuale antimafia”.
Ma c’è un’altra denuncia di Pili, datata 13 novembre 2014. Si parla dei lavori di costruzione del carcere di Uta e pubblica il “report secretato sul carcere di massima sicurezza, la via di fuga sotterranea e le celle di Riina e compagni senza muri in un cantiere perenne”. Ma c’è anche un paragrafo dal titolo: “Rifiuti tossici nell’area”.
“Le immagini – dice Pili il 13 novembre 2013 – anche in questo caso parlano da sole. Carcere realizzato in un’area sospetta. Dove sicuramente si sono svolte nel passato attività non proprio limpide sul piano ambientale. I rilievi fotografici satellitari e quelli sul campo rivelano la presenza all’interno dell’area di bacini che da una verifica più di dettaglio rivelano diverse convergenze di scarico. Teloni neri apparentemente a tenuta industriale divelti e corrosi, con scarichi sospetti e non dichiarati. E comunque fuori legge. Una condotta, l’unica attiva che ancora scarica dentro giunge proprio dalla direzione del carcere. Il tutto costituisce altro elemento di gravità inaudita proprio perché la struttura è stata realizzata in un’area a diretto contatto con quei bacini abbandonati a se stessi e carichi di rifiuti tossici, come si evince dalle stesse condizioni dell’area circostante. Il silenzio su tutto questo è imbarazzante e apre uno scenario davvero inquietanti sulla stessa area dove è stato realizzato il carcere. Tutto questo si inserisce nel caso Macchiareddu e nelle mancate bonifiche dell’intera area”. Era il mese di novembre del 2013. Nel 2014 parte l’inchiesta del Nucleo Investigativo Provinciale della Forestale di Cagliari i cui fatti sono, ancora in parte, noti.
Solo alcuni dati che è bene ricordare, presenti nell’ordinanza del Gip: “Nelle acque dello stagno di Santa Gilla sono state rilevate dalle centraline quantità di alluminio 3.745 volte superiori ai limiti di legge (…) per i fluoruri, pari a 1.154 volte oltre la soglia consentita e per i solfati (51 volte)”. Un disastro".