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La mobilitazione generale nazionale del settore edile sbarca anche in Sardegna dove il comparto attende ancora di conoscere gli effetti dei circa cinque miliardi di euro di opere pubbliche e private per dare una "nuova boccata d'ossigeno non solo ai 22mila occupati, ma anche agli oltre 150mila disoccupati e ai 250mila che hanno perso la speranza di trovare un lavoro e non lo cercano più".

Il 25 maggio a Cagliari, come a Bologna, Roma, Bari e Palermo, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil terranno un sit-in davanti al Consiglio per "tirare le orecchie alla Regione, in ritardo sugli annunci fatti", e per sollecitare le associazioni imprenditoriali a rinnovare i contratti e andare verso un accordo unico. "E' un grido di dolore misto a rabbia che arriva dal mondo delle costruzioni – ha detto Giovanni Manca, Cisl, presentando l'iniziativa – da otto anni la crisi sta picchiando duro e ancora oggi continua a mordere pesantemente. Occorre dare un segnale chiedendo risposte alla politica regionale.

"C'è bisogno di più lavoro, perché abbiamo perso 30mila occupati negli ultimi sette anni, 860 solo nell'ultimo, e occorre sbloccare tutte le risorse, perché nonostante gli annunci i cantieri aperti sul piano infrastrutture, 438 mln per il 2017 su 700 mln complessivi, il Patto per la Sardegna, con oltre un miliardo, e il quadro comunitario con circa 600 milioni, sono pressoché vicini allo zero". Secondo Marco Foddai della Uil "devono essere messe a correre risorse per la mitigazione del rischio idrogeologico, mettere in campo tutte le risorse per le bonifiche e dare corso alla nuova legge urbanistica".

"Il tempo della riflessione è finito, agiremo in tutte le sedi comprese in quelle legali per vedere riconosciuti i diritti dei lavoratori su contratto e quant'altro – ha spiegato Erica Collu della Cgil – non è casuale la scelta del Consiglio regionale, perché anche le istituzioni devono fare la propria parte".