“Le mie dimissioni hanno radici personali: sono molto stanco, le leggi e l’attività tipica dell’ufficio non consentono periodi di riposo per gli assessori”.
Inizia così la lettera di addio dalla carica di assessore ai Lavori pubblici che Paolo Maninchedda ha inviato in serata al presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru.
“Ti ringrazio moltissimo per la fiducia che hai riposto in me e non ho niente da rimproverarti. Non riesco però a liberarmi da un senso di solitudine molto profonda, inestinguibile”.
Soprattutto, spiega di sentirsi isolato, all’interno della Giunta, “nel percepire come dannosa per la Sardegna la crisi dello Stato italiano che ha rinunciato ad investire in educazione, in conoscenza e in solidarietà. Ma la gravità delle conseguenze di questa crisi strutturale della Repubblica italiana non è entrata a pieno nell’ordine del giorno e nella coscienza della Giunta”.
Maninchedda spiega, inoltre, di aver “patito la faciloneria con cui in diversi ambienti politici, anche della Giunta, si è sostenuto che in fin dei conti ero pronto a accettare più o meno tutto da parte dei partiti e dello Stato italiano pur di mantenere il mio ruolo: questa campagna per me calunniosa è stata ed è insopportabile”.
Nella lettera il leader del Partito dei Sardi parla di Abbanoa, il gestore delle risorse idriche dell’isola, di cantieri nelle zone alluvionate e di quelli sulle strade sarde gestite dall’Anas, di Area, l’ex Iacp. Su Abbanoa, in particolare, “è iniziato un grande desiderio di ritorno al passato che aveva creato la drammatica situazione che abbiamo affrontato nel 2014. Se si vuole tornare indietro lo si può fare, ma credo che lo si debba fare senza di me”. Sul rischio idrogeologico: “O è fronteggiato in modo corale o è una frontiera insostenibile per un solo assessorato”.
Su Anas: “Non accetto che 2 miliardi di euro della Sardegna siano gestiti a Roma da un elefante burocratico tutt’altro che efficiente”. Su Area: “So perfettamente di non godere del consenso politico per smontare l’antica e mai sopita articolazione dell’azienda abitativa della Sardegna in sultanati indipendenti coincidenti con i vecchi Iacp. Sono solo, immerso in un oceano di burocrazia, di immobilismi standardizzati”.







