La caccia al successore di Paolo Maninchedda continua ma, almeno per oggi, il Partito dei Sardi, che lo ha indicato nella Giunta Pigliaru, non ha dato alcuna indicazione in merito. E non è detto che non trascorra del tempo prima che lo faccia. Perché, spiega il capogruppo in Consiglio regionale Gianfranco Congiu, "non siamo qui per derubricare la questione politica a un'altra di avvicendamento soggettivo su un assessorato, questo non ci interessa". Ciò che invece il gruppo ha fatto è stato porre, appunto, una questione politica: "Proponiamo il tema del confronto con lo Stato in maniera vigorosa e vorremmo farlo con l'appoggio del presidente Francesco Pigliaru e a cascata di tutta la maggioranza di centrosinistra sovranità e indipendentista – dice Congiu – questa è la ragione politica alla base di un atteggiamento dimissionario".
Per il segretario del partito, Franciscu Sedda, "non bastano le parole, servono gesti concreti che ci devono ridare il senso di portare avanti un governo insieme, perché c'è un soffitto di vetro che ci impedisce di respirare a pieni polmoni, il soffitto è lo Stato italiano". A Pigliaru, sottolinea, "chiediamo di sfondare il vetro e interpretare da sardo il conflitto tra Sardegna e Stato italiano: ne va della dignità e dell'efficacia dell'azione di governo. Sediamoci e facciamo sintesi per ridare senso e anima all'alleanza". Quindi un ultimatum: "Senza questo salto, senza gesti di rilancio dell'alleanza, con serenità tireremo le somme e faremo altre scelte", chiariscono i vertici del partito. Il prossimo banco di prova è fissato per il 24 ottobre, quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla Agenzia sarda delle Entrate, una legge "votata democraticamente dalla maggiore Assemblea del popolo sardo".
"Proporremo che la Giunta chieda al Governo di ritirare il ricorso – annuncia Sedda – e che Pigliaru chiami i sardi a una mobilitazione popolare e istituzionale più forte di quella per la scorsa vertenza entrate, che ci porti il 24 ottobre a Roma per difendere le istituzioni sarde". I tempi per la sostituzione di Maninchedda ai Lavori pubblici, insomma, potrebbero essere più lunghi del previsto. "Ci sono stati interim lunghissimi – precisa il segretario del Partito dei sardi – quindi nessuno deve mettere fretta". Nel frattempo, fa sapere la presidenza, Francesco Pigliaru, che non ha accettato le dimissioni di Maninchedda, ancora non ha firmato il decreto per assumere l'interim.