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Erano obbligate a prostituirsi per pagare il debito contratto con i loro aguzzini, 25-30mila euro spesi per il viaggio in Italia. In pratica sarebbero state costrette a vendere il proprio corpo per almeno dieci anni, le sei nigeriane salvate dalla Squadra mobile di Cagliari che questa mattina ha fermato per traffico di esseri umani, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione nove donne tra i 26 e i 45 anni e quattro uomini dai 26 ai 33.

Il gruppo criminale aveva contatti e ramificazioni in Libia e Nigeria, ma anche in altri Paesi africani e in diverse regioni d'Italia. Le giovani donne venivano reclutate direttamente in Nigeria o in Ghana, contattando le famiglie e promettendo un lavoro in Italia. "In un caso è' stato dimostrato – spiega il dirigente della Squadra Mobile Marco Basile – che il reclutamento è avvenuto tramite Facebook, attraverso la promessa alla giovane vittima che in Italia avrebbe potuto trovare un lavoro lecito, grazie all'aiuto di una sua connazionale. Quest'ultima si faceva promettere, a seguito di giuramento con rito voodoo prestato alla presenza delle madri delle indagate, il pagamento di 25 mila euro a titolo di compenso per l'organizzazione".

Una volta arrivate in Italia iniziavano le intimidazioni. "Durante questa fase di adattamento le ragazze subivano pressanti condizionamenti psicologici – racconta ancora il dirigente – anche con riti voodoo, e approfittando della loro situazione di vulnerabilità ed inferiorità fisica e psichica, venivano costrette a prestazioni lavorative di carattere sessuale". Non c'erano veri e propri capi del gruppo criminale, alcune delle donne arrestate erano ex prostitute poi diventate a loro volta aguzzine.