"La Giunta deve predisporre il documento per definire modifiche e integrazioni al trattato di adesione dell'Italia all'Unione europea, in modo che alla Sardegna sia riconosciuto lo status di regione insulare". Il Campo Progressista Sardegna va in pressing sulla questione dell'insularità e ricorda quanto previsto nell'ultima legge di stabilità regionale del 17 aprile 2017 all'articolo 4: l'atto deve essere predisposto entro quattro mesi dall'entrata in vigore della legge e approvato dal Consiglio regionale prima di essere portato all'attenzione del Governo che avrà il compito di fare richiesta formale a Bruxelles.
"Il presidente Pigliaru percorra questa strada oppure faremo una battaglia per mandarlo via", ha detto il senatore Luciano Uras, stamani in una conferenza stampa con i consiglieri regionali Anna Maria Busia e Francesco Agus. "Ciò che deve fare il presidente della Regione – ha spiegato Uras – è predisporre la proposta di modifica del Trattato e le condizioni di deroga del sistema di aiuti per garantire la parità dei diritti rispetto alla integrazione con le reti nazionali ed europee della continuità territoriale, dell'energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti".
"Oppure – si chiede il parlamentare – ogni volta che arriva un presidente del Consiglio nuovo facciamo protocolli di intesa che riguardano risorse che abbiamo già avuto e non abbiamo speso?". Uras ha ricordato che anche il Parlamento, con una mozione del 2015 e un ordine del giorno approvato pochi giorni fa, ha riconosciuto il diritto allo status di insularità. In particolare, l'odg (primo firmatario Uras) impegna il Governo "a promuovere l'avvio delle procedure necessarie per il riconoscimento in sede europea dello stato di insularità e l'attuazione del regime d'aiuti già concesso alle Regioni ultra periferiche".
Per sottolineare l'urgenza di procedere, il Campo Progressista ha presentato stamattina i dati dell'ultimo Rapporto Crenos sull'Economia della Sardegna: l'Isola è nel 2015 tra le 65 regioni più povere dell'Ue, l'unica del Mezzogiorno ancora in fase recessiva con una riduzione del Pil dello 0,5% rispetto all'anno precedente.