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La Corte ha disposto l’annullamento delle “misure preventive” adottate per difendere la vita del bambino di dieci mesi, e ha statuito ciò contro la volontà dei genitori del piccolo Charlie, i quali stanno lottando perché il loro figlio possa restare in vita.
Il bambino infatti soffre di un disturbo congenito dovuto ad una disfunzione della catena respiratoria. Tale disturbo è stato diagnosticato quando Charlie aveva otto settimane, e da allora è in terapia intensiva al Great Ormond Street Hospital di Londra. I medici, ad un certo punto del percorso ospedalizzato del bambino, hanno comunicato ai genitori che “non c’era più nulla da fare” in quanto il bimbo ormai viveva solo grazie ai macchinari: di conseguenza bisognava lasciarlo “morire con dignità”.
 
I genitori, fermamente contrari, hanno deciso di ricorrere ad una cura sperimentale molto costosa e presente negli USA (nel corso di questa estenuante vicenda hanno anche lanciato la campagna #Charliesfight che ha permesso di raccogliere 1,3 milioni di sterline per pagare il trattamento e il trasporto dalla Gran Bretagna agli USA).
Niente da fare. I medici si opponevano alla volontà dei genitori e al trasferimento negli USA, violando il contestuale diritto alla libertà di movimento della famiglia; a tal fine ricorrevano ai tribunali competenti, per decidere della vita (o della morte) del bambino. È possibile nella laica Europa impedire ai genitori di decidere liberamente la soluzione migliore per loro e per il loro bambino?
 
Purtroppo per i genitori, anche la Corte Suprema della Gran Bretagna emetteva una sentenza volta a decretare la morte del piccolo: per intenderci, meglio sospendere le cure che lo aiutano, per evitargli sofferenze. Cioè meglio uccidere il bambino. Secondo i giudici, il piccolo sarebbe talmente privo di alcuno stato di coscienza da non riuscire nemmeno ad aprire gli occhi. Sfortunatamente per la Corte Suprema, il giorno seguente, in tutta risposta, la madre del bambino postava una foto in cui Charlie ha gli occhi ben aperti e dimostra di capire la presenza di alcune persone attorno a lui, come peraltro i genitori avevano sempre sostenuto.
 
Infine, ieri, il colpo finale, il più temuto, proprio perché sferrato dall’organo supremo in Europa, preposto – per definizione – alla tutela della vita umana.
Occorre smascherare la più falsa delle menzogne accampate nel corso di questa vicenda: per tutelare la dignità della vita di un bambino è necessario ricorrere ad un tribunale che affermi il principio opposto del diritto alla vita, l’aberrazione giuridica del “diritto alla morte”. Non bisogna dimenticare questo fatto: la funzione primaria del diritto è l’istituzione del “limite”. Come sarà possibile limitare il “diritto alla morte”? Se oggi tale diritto è invocato per un bambino di 10 mesi, domani potrebbe essere chiamata in causa ogni vita considerata fuori dagli standards imposti dalla cultura occidentale, volta al consumismo e all’efficienza. È la contraddizione in termini dell’Europa che per secoli combatte la pena di morte e poi obbliga a uccidere il più debole. È l’Europa che si ricorda di ostacolare la libera circolazione proprio quando si tratta di permettere agli individui gli spostamenti necessari a tutelare la loro vita, calpestando perfino il diritto di due genitori di provvedere alle cure del loro bambino. Si transita impunemente dalla protezione del più debole alla sua eliminazione, senza colpo ferire, senza potersi rifugiare dietro la tutela degli organi preposti alla cura dei diritti umani, quali la vita e l’integrità fisica.
 
Le istituzioni occidentali stanno dimostrando di non essere in grado di imparare dagli errori della Storia; in epoca nazista, nella Germania nazista, il vescovo tedesco August Von Galen, nel denunciare il massacro in atto, difendeva con forza la vita in quanto tale, affermando quanto segue: “Hai tu, o io, il diritto alla vita soltanto finché noi siamo produttivi, finché siamo ritenuti produttivi da altri? Se si ammette il principio, ora applicato, che l'uomo improduttivo possa essere ucciso, allora guai a tutti noi quando saremo vecchi e decrepiti. Se si possono uccidere esseri improduttivi, allora guai agli invalidi, che nel processo produttivo hanno impegnato le loro forze, le loro ossa sane, le hanno sacrificate e perdute. Guai ai nostri soldati, che tornano in patria gravemente mutilati, invalidi. Nessuno è più sicuro della propria vita”.
Ancor più criminale è il fatto che sia una Corte Europea nata per tutelare i Diritti Umani, in particolare dei soggetti più indifesi, qual è un bambino di 10 mesi, ad autorizzare tutto ciò.
 
Roberto Mura, Responsabile Politiche Giovanili Forza Italia Sardegna