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Iglesias e Assemini alle urne per i ballottaggi. Nel Sulcis la classica sfida tra Pd e Pdl, mentre, alle porte del capoluogo regionale si affacciano, con grande determinazione, i grillini, l’unica vera novità della politica isolana. Così a pochi mesi dalle regionali scopriremo se i 5 Stelle sardi potranno giocare un ruolo importante per il prossimo importante appuntamento elettorale. L’obiettivo è chiaro: intercettare e convincere quella parte di elettorato che nell’Isola, come nel resto del paese, sta perdendo la fiducia riposta in passato nei partiti tradizionali. Una sfiducia che ormai, complice la marginalità del dibattuto su proposte e soluzioni per una via d’uscita dalla crisi economica, raggiunge quasi tutte le istituzioni. Così ora i grillini fanno sul serio anche in Sardegna, dove i guai sembrano più preoccupanti che altrove.

L’incubo è il lavoro. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Crenos gli occupati totali nell’Isola alla fine del 2012 erano 595 mila, contro 613 mila nel 2007 (-2,9%). Al 2012 gli occupati sardi sono quindi tornati agli stessi livelli di quasi 10 anni prima, nel 2004 infatti erano 593 mila. E nel periodo di tempo 2007-2012, il numero di disoccupati è passato da 67 a 109 mila (+ 62,3%), portando il tasso di disoccupazione ufficiale sopra la soglia del 15%. Così l’occupazione, ormai anche quella precaria, è un miraggio e i giovani, anche laureati e a pieni voti, sgomitano anche per un tirocinio da 500 euro al mese. I contratti a tempo indeterminato sono un miracolo e gli emigranti sardi del XXI secolo, molto più istruiti dei loro nonni emigranti di cent’anni fa, vanno comunque a cercare fortuna nel nord Italia o nel nord Europa.

E c’è lo spettro della fame. Anche a Cagliari. Le associazioni a contatto con le famiglie indigenti raccontano di una miseria estrema che appare sempre più diffusa. Cresce a ritmi vertiginosi (il 10% in più lo scorso anno) il numero di persone in fila alle mense della Caritas. Sono famiglie dove il capo famiglia ha perso il lavoro, quelle con tre o più figli piccoli, gli anziani soli e i “papà separati”. Un fenomeno, quello dell’indigenza, che appare tuttavia, molto più esteso di quanto non appaia dai dati, pur allarmanti, che misurano l’incidenza dalla povertà assoluta. Per il secondo anno consecutivo, le analisi condotte dagli esperti (Osservatorio provinciale), mettono in luce un disagio economico e sociale molto diffuso fra le famiglie del ceto medio della città, che rimane, nella grande parte di casi, ancora sommerso, ma che genera comunque uno stato di “deprivazione”: la condizione avvertita da chi realizza di non potersi più permettere una settimana di vacanza o l’auto nuova, oppure cure mediche adeguate o una spesa improvvisa o che si ritrova ad agitarsi tra i pagamenti arretrati. Un fenomeno via via sempre più grave che colpisce soprattutto le famiglie con bambini e le persone anziane e malate. 
Tuttavia analizzando l’offerta politica attuale trovare una risposta concreta ai problemi elencati, è ancora difficile.