Giù il prezzo del carburante anche per la pesca: il gasolio incide sino al 60% sulla gestione delle piccole imprese che lavorano in mare e le cose non vanno affatto bene: negli ultimi cinque-sei anni, secondo il dato nazionale valido anche per la Sardegna, ha chiuso i battenti il 30% delle aziende. La richiesta e la denuncia sulla crisi del settore arrivano dalle associazioni dei pescatori che, in una conferenza stampa a bordo di un motopeschereccio ormeggiato nel porto , hanno ufficializzato la loro adesione alla battaglia dei Riformatori che hanno raccolta sinora 35mila firme.
"Negli ultimi dieci anni – ha detto Roberto Savarino, presidente di Federcoopesca – il prezzo del carburante è raddoppiato. Ma il valore del prodotto non ha subito lo stesso andamento". Come dire: i conti non tornano. Un settore, quello della pesca in Sardegna, che conta 1.300 imbarcazioni e un movimento di circa seimila posti di lavoro tra operatori diretti (circa 2 mila 200) più indotto. Hanno aderito all'iniziativa anche Confcooperative e Federsolidarieta.
Il problema, per questo settore, non sono le accise (per la pesca non esistono) ma il prezzo del gasolio. Da tempo gli operatori – è stato spiegato – chiedono un "deposito fiscale" di carburante in autogestione. Ma sinora non c'è stato nessun risultato. "La nostra battaglia – ha aggiunto il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa – punta al rilancio dell'economia, non è assistenza sociale: le risorse vengono restituite al circuito economico". L'obiettivo è quello di arrivare a 100mila firme. "