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Terzo sciopero e 34/a giornata di assemblea permanente per i 30 lavoratori dell'emittente Sardegna 1, che si ritrovano in arretrato di quattro mensilità e con quote di trattamento di fine rapporto (Tfr) mai versate. Oggi giornalisti, tecnici e amministrativi hanno incontrato alcuni parlamentari sardi con i rappresentanti della Fnsi, Assostampa e Ordine dei Giornalisti per porre l'attenzione sulla crisi dell'emittente e chiedere certezze sul futuro.

   "Ci preoccupa la cessione dell'azienda per 4 mila euro dall'ex proprietario Giorgio Mazzella ad un dipendente, Sandro Crisponi, un creditore, Mario Tasca, e un editore che non abbiamo ancora incontrato, Luigi Ferretti – hanno spiegato i componenti del comitato di redazione – Dal primo giorno questa compagine ci ha fatto sapere di non essere in grado di pagare gli stipendi e la situazione non è cambiata. Ci dicono che soldi non ce ne sono e che si è in attesa dei contributi da ministero e Regione, ma non c'è nessun altro progetto".

Per la Cgil, Roberto Camarra ha spiegato che l'iniziativa di lotta viene portata avanti unitariamente "tenendo in piedi l'emittente. È importante, infatti, che non si spenga questa azienda che produce informazione e cultura".

   "Andrà fatta chiarezza in tutte le sedi: Mise, Agcom e sedi deputate al dritto commerciale – ha sollecitato il segretario nazionale della Fnsi Franco Siddi – Occorre difendere il pluralismo dell'informazione che è il bene che deve essere sostenuto anche dal pubblico. Ci si accorge di questo bene quando non c'è".

I parlamentari sardi hanno dato la disponibilità su tre fronti: un intervento al Mise per imporre la destinazione obbligatoria dei contributi pubblici per il pagamento dei lavoratori (contributi e stipendi), un eventuale emendamento alla legge stabilità per il mantenimento dei livelli occupazionali delle aziende editoriali in crisi e la richiesta di un vincolo sui contributi per la pubblicità istituzionale della Regione per il pagamento dei lavoratori.