“Non pensavamo di violare alcuna regola". Così Massimo Cellino, patron del Cagliari calcio, ha respinto davanti al giudice del Tribunale di Cagliari, Sandra Lepore, l'accusa di non aver pagato 400 mila euro di Iva per una barca a vela acquistata negli Stati Uniti e poi portata in Italia. Secondo Cellino la barca non era destinata a stare in Sardegna ma negli Stati Uniti e non era potuta rientrare a causa di un danno al boma che i tecnici hanno dovuto risolvere in vari interventi. Non solo, Cellino ha spiegato di avere contattato anche lo skipper Andrea Mura per riportare l'imbarcazione negli Usa, ma a questo punto sarebbe intervenuto il sequestro del natante.
"Sono manager della società – ha ammesso oggi in udienza – eravamo interessati all'acquisizione della barca che era un affare. Quando la banca ci fu consegnata aveva difetti al boma e non poteva tornare negli Stati Uniti". Difeso dagli avvocati Giovanni Cocco e Giuseppe Accardi, il presidente del Cagliari ha risposto anche alle domande del pm, Andrea Massidda, che ipotizza presunte violazioni alle norme doganali: Cellino avrebbe acquistato una barca negli Usa, portandola poi in Italia con un permesso turistico, ma senza regolarizzarne successivamente la posizione davanti al Fisco. In questo modo avrebbe evaso Iva e dazi per un totale di circa 400 mila euro. La barca a vela è ancora sotto sequestro preventivo e permangono i sigilli sul natante.
"La barca era già di proprietà una società americana – ha ricostruito il patron rossoblu – dovemmo costituire una società per dare continuità all'attività e alla licenza che già possedeva e che le permetteva di fare attività in tutto il mondo. Sono autorizzato all'utilizzo della barca che ci era stata consegnata in Italia a fine estate perché si trovava in Montenegro. Ci furono numerosi interventi perché il boma aveva difetti, la vela arrotolata e non risaliva".
Nel 2010 poi ci fu un controllo della Guardia di Finanza all'imbarcazione durante un'escursione, pochi giorni dopo il sequestro. "I finanzieri ci hanno chiesto di chi era la barca e ci hanno detto che era per statistica – ha aggiunto Cellino – dieci giorni dopo è stata sequestrata. Come ho detto aveva problemi e non poteva rientrare in America. L'unica volta che il sistema del boma ha funzionato è stato quando mi è stata sequestrata". Il processo riprenderà il 25 febbraio con la requisitoria del pm.