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Poteva fruttare fino a 300 mila euro, sul mercato illegale dei reperti archeologici, la fibula d'oro di fattura etrusca sequestrata dai carabinieri della Stazione di Riola Sardo ad un operaio di 52 anni di Terralba (P. M. le iniziali del suo nome), che ora dovrà rispondere del reato di ricettazione e impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato.

   Oltre che della preziosa fibula, datata dagli esperti tra il 630 e il 580 avanti Cristo, tra la casa e l'auto dell'operaio di Terralba sono state trovare anche sette monete di epoca medievale e romana, e due bronzetti nuragici. Per questi ultimi, la Soprintendenza per i Beni archeologici di Cagliari e Oristano non ha ancora completato gli accertamenti per stabilirne la autenticità.

 Intanto sono saliti a 11 gli arresti nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Sassari sul traffico di reperti archeologici tra la Sardegna e la Corsica. Ieri sera è finito in manette Vittorio Pintus, 49 anni, imprenditore di Codrongianos con interessi in Corsica.    L'uomo è stato sottoposto agli arresti domiciliari. I carabinieri lo hanno fermato mentre rientrava in Sardegna dalla Corsica.
   
Nei giorni scorsi un'associazione a delinquere finalizzata al traffico di reperti archeologici tra la Sardegna, la Corsica e alcune regioni della penisola era stata sgominata dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale di Sassari. Navicelle bronzee di epoca nuragica e altri oggetti di particolare interesse storico partivano dall'Isola prevalentemente in direzione della Corsica, con la complicità di alcuni imprenditori sardi con interessi nell'isola francese e nella Penisola.
 
 Il valore dei 150 reperti archeologici e dei circa 60 fossili sequestrati durante l'indagine durata un anno, si aggira intorno al milione e mezzo di euro.