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Il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha scritto ieri al Capo del Governo Enrico Letta, per richiamare l’Esecutivo nazionale al rispetto degli impegni assunti all’indomani dell’alluvione che ha devastato alcune aree dell’Isola.

Ecco il testo della lettera che è stata scritta sia in italiano sia in sardo:  

Ill.mo signor Presidente,

mancano poche ore alla fine del 2013: un anno duro per il popolo sardo che, già ferito da piaghe antiche, fiaccato da una crisi economica senza precedenti, è stato infine colpito mortalmente dalla tragica alluvione del mese di Novembre.

Nonostante tutto, mai ci siamo rifugiati nell’autocommiserazione né abbiamo domandato privilegi o forme di assistenzialismo che respingeremmo con sdegno, perché incompatibili con i nostri valori e la nostra dignità. Tuttavia, se è vero che ogni volta che la Storia ha chiamato i Sardi non hanno mai fatto mancare il loro contributo di valore, di coraggio e perfino di sangue, non sempre lo Stato centrale ha avuto la giusta attenzione nei nostri confronti, al punto dal suscitare in molti la sensazione che si stia consumando una subdola secessione alla rovescia da parte dei uno Stato che abdica al proprio ruolo e lascia soli i cittadini. Se in generale la questione sarda resta una ferita aperta della Repubblica, in questo particolare e doloroso momento, dopo una tragedia immane, voltare ancora una volta le spalle alla nostra isola avrebbe effetti devastanti per l’intera compagine sociale.

Come ho avuto modo di rappresentarti durante la riunione di oltre un mese fa ad Olbia e di ribadire in diverse lettere, alle quali non è seguita alcuna risposta, l’Isola ha necessità di interventi straordinari per uscire dall’emergenza e per evitare che si ripeta.

In primo luogo, sono indispensabili risorse adeguate sia per ripristinare le infrastrutture sia per restituire un quadro di normalità alle comunità colpite. In secondo luogo, è necessario rivedere altresì i vincoli del patto di stabilità non solo con riferimento all’emergenza in senso stretto, ma anche al fine di poter realizzare le opere per scongiurare nuovi rischi. A tal proposito ricordo che è ancora giacente la nostra richiesta di adeguare il patto di stabilità al nuovo regime delle entrate, confortata anche da diversi pronunciamenti della Corte Costituzionale. In terzo luogo, è indispensabile una politica fiscale che consenta alle famiglie, alle imprese e ai territori di affrontare questo momento difficile. La proroga fino alla fine di gennaio dei termini per gli adempimenti appare del tutto insufficiente e non proporzionata alla gravità del momento. In quarto luogo, occorrono procedure straordinarie affinché le risorse e i progetti non finiscano immobilizzate, come avvenuto in passato, in qualche “ginepraio burocratico”.

I sardi sono un popolo forte e, con o senza di voi, sapremo rialzarci anche questa volta, ma, come ben sai, attribuiamo un valore alla parola data.

Una parola che, con questa mia, come uomo e come politico, ti chiedo di mantenere.