Due figlie e due loro amiche sono state sentite oggi, a porte chiuse, nel processo al tunisino che avrebbe costretto tre figlie ventenni a star chiuse a casa, rispettando le regole del suo Paese e della religione islamica, nonostante loro vivessero ormai da tempo in Italia e volessero comportarsi come le coetanee. In aula era presente Kai Kedly, di 54 anni, residente a Pula, difeso dall'avvocato Carlo Amat, accusato di maltrattamenti in famiglia.
Le imputazioni risalgono al periodo tra il 2009 ed il 2011 e, secondo la Procura, in un'occasione le figlie sarebbero state picchiate al ritorno da una festa. Tra le varie contestazioni, anche quella che l'uomo, molto intransigente, avrebbe impedito alle figlie di vestirsi all'occidentale. Durante le audizioni a porte chiuse, le ragazze, presente un traduttore, avrebbero confermato quanto accaduto. La difesa, invece, nega la ricostruzione secondo cui il genitore avrebbe impedito alle figlie di vestirsi da occidentali per questioni di integralismo religioso. Prossima udienza il 20 maggio.