Alfio Sofia Diolosà, catanese, ora trasferito a Parma ha scritto all’associazione Diritti Riforme, vantando il penitenziario cagliaritano: “Una struttura attenta a tutti i bisogni e alle esigenze di chi è ospite”
"Quando per la prima volta ho varcato la soglia della porta di Buoncammino non ho potuto fare a meno di notare la lastra di marmo con su inciso il testo dell'art. 27 della Costituzione italiana. Non nascondo che avevo subito pensato a un'ulteriore offesa all'intelligenza dei condannati. Invece mi sono sbagliato".
Inizia così la lettera che un detenuto catanese, Alfio Sofia Diolosà, ha scritto all'associazione "Socialismo Diritti Riforme". Trasferito un mese fa a Parma, il detenuto racconta "che al di là di una struttura vecchia di 150 anni, operavano e operano tutt'oggi persone degne del rispetto di quell'articolo".
"Ciò fa onore a tutta la categoria del Corpo di Polizia Penitenziaria – prosegue – e di tutti coloro che all'interno lavorano con abnegazione e senso di responsabilità rendendo quella 'vecchia struttura' alla pari di una 'Casa Famiglia' attenta a tutti i bisogni e alle esigenze di chi è ospite. Si tratta di persone con 'sistemazione provvisoria' così come sempre diceva Mons. Mani, arcivescovo di Cagliari, tutte le volte che veniva a trovarci. Tutto questo fa onore anche a quella piccola parte che ancora non ha il coraggio di guardare al cambiamento. C'è sempre tempo per convertirsi e chi non lo farà nella vita terrena – conclude nella lettera – dovrà rendere conto al Padre Eterno".
"Il carcere di Buoncammino nonostante le carenze di carattere strutturale, è considerato dai cittadini privati della libertà, in particolare da quelli dell'alta sicurezza che hanno sperimentato la realtà di altre strutture penitenziarie, una 'Casa Famiglia' per il senso di umanità di quasi tutti gli operatori" afferma Maria Grazia Caligaris, presidente di "Socialismo Diritti Riforme".
Per l'ex consigliera regionale la lettera è "un'attestazione che, in questa stagione di gravi difficoltà per le carceri italiane a causa del sovraffollamento, rende giustizia all'operato del Direttore della Casa Circondariale cagliaritana Gianfranco Pala e della Comandante Barbara Caria ai quali il detenuto rivolge un particolare ringraziamento".