Un ''evidente conflitto d'interessi'' nell'affidamento di una consulenza tecnica, nel 2010 nel corso dell'inchiesta bis della procura di Livorno, a un perito che aveva avuto precedenti rapporti professionali sia con la Moby Lines che con Eni. E' quanto sostenuto nel dossier predisposto dalle associazioni dei familiari delle vittime del Moby Prince a supporto della richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta.
Il riferimento è all'ingegner Andrea Gennaro che, si legge nel dossier consegnato anche al ministro della Giustizia Andrea Orlando, eseguì una perizia ''relativa ad argomenti di fondamentale importanza per l'accertamento della verità'' e ''sulla quale si incardinano 4 dei 7 punti che paleserebbero le responsabilità del comando del traghetto per la tragedia''.
Le conclusioni di Gennaro, secondo i familiari delle vittime, ''sono sorprendenti perché nessuna operazione peritale è mai stata compiuta a bordo della petroliera Agip Abruzzo per accertare quanto affermato. Inoltre i libri di bordo, incautamente lasciati sulla petroliera dal comando di quest'ultima, sono stati dichiarati successivamente distrutti''.
E ''non risulta che i consulenti tecnici nominati dal magistrato titolare dell'inchiesta durante le operazioni peritali del 1991 abbiano avuto possibilità concreta di verificare i sistemi di bordo'' della nave ''con accurate ispezioni e verifiche''.
Infine, ''come più di un testimone riferisce, ancor prima della collisione, è ragionevole ritenere che non funzionasse l'impianto di illuminazione'' della petroliera''.