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Una sola condanna e una raffica di prescrizioni, ma confermate per gli imputati le statuizioni civili che consentiranno ora alla parte civile, la Banca Fideuram, di avviare azioni separate per ottenere il risarcimento dei danni. Il secondo processo, dopo l'annullamento del giudizio d'appello da parte della Cassazione, si è chiuso con la dichiarazione di non doversi procedere per quasi tutti gli imputati. L'unico condannato, per riciclaggio, Carlo Boi (ex commissario Isola) che dovrà scontare tre anni e quattro mesi.
 
 Così la seconda sezione della Corte d'Appello di Cagliari ha concluso il processo-bis del caso Fideuram, arrivato dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado con cui erano state cancellate le pesanti condanne
inflitte in primo grado ai 10 imputati. Fra questi anche due ex assessori regionali.
 
L'inchiesta della Procura era nata attorno alla promotrice finanziaria Gabriella Ranno che patteggiò una pena a quattro anni, finita al centro di una storia di presunte mazzette e investimenti finanziari risalente a oltre 10 anni prima.
 
 Il processo d'appello nel 2012 si era chiuso con una sfilza di prescrizioni, alcune assoluzioni nel merito e una sola condanna a due anni per ricettazione, peraltro estinta a causa dell'indulto. Erano così state ribaltare le nove condanne di primo grado, tutte fra i quattro e gli otto anni. Con la riformulazione del reato di peculato in abuso d'ufficio erano
scattate le prescrizioni. Il primo processo d'Appello aveva sancito il non doversi procedere per l'ex assessore Andrea Pirastu. 
 
 Prescrizioni dalle accuse di peculato anche per l'ex commissario di Isola Carlo Boi, così come per gli ex vertici di Coopfin, Gonario Gianoglio e Antonio Luigi Medardi, e per
Adriano Confalone. Stessa decisione anche per Franco Martucci, ex commissario straordinario dell'Emsa, così come per l'ex assessore regionale Marco Carboni, in merito alla vicenda del peculato all'Arst.
 
Estinto il reato anche per Giorgio Asunis, ex dirigente dell'Arst. La Corte d'appello nella sentenza annullata dalla Cassazione aveva in più assolto Giorgio Asunis e Marco
Carboni, per un peculato da 30 miliardi di lire dell'Arst, e Carlo Boi e Francesco Masia dall'accusa di riciclaggio e falso.
 
La Cassazione aveva giudicato un errore la riformulazione dei reati di peculato in abuso d'ufficio, rinviando così per un nuovo giudizio di secondo grado. Ma nel frattempo, alla fine,
anche i reati di peculato si sono prescritti.