alcoa-seconda-notte-in-tenda-per-i-cassintegrati

Nuova giornata di protesta e seconda notte in tenda per i lavoratori in cassa integrazione dello stabilimento Alcoa di Portovesme. "La situazione è preoccupante e seria – ha spiegato Pierpaolo Gai della Rsu Fiom Cgil – ma siamo determinati ad andare avanti perché la nostra vertenza attende risposte in tempi rapidi".

   Gli operai chiedono un intervento della Regione e del Governo nella trattativa per la cessione dello stabilimento. "Sono giorni importanti – ha aggiunto Bruno Usai delegato Rsu – giugno si avvicina, scade la data prevista dall'accordo per le manutenzioni e dobbiamo sbloccare la vertenza sia con il governo nazionale sia con quello regionale. L'inizio di una trattativa non può che aiutarci, altrimenti per noi è la fine".

 Per domani in programma a Roma un incontro fra il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e il viceministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti. Fra gli argomenti che si affronteranno anche il caso Alcoa. Intanti dai cancelli parte anche l'annuncio di sindacati e operai che daranno vita a altre proteste.

 "Il governo affronti con urgenza la situazione critica nella quale si trovano oggi i lavoratori
Alcoa e le loro famiglie, costretti ad un'azione di protesta continua più che motivata per la condizione di mortificante 'non lavoro' e per il rischio di vedersi negate anche adeguate
protezioni di ammortizzatori sociali". Lo chiede il senatore sardo Luciano Uras in una mozione volta ad impegnare il Governo al rilancio delle attività economiche del territorio sardo e del Sulcis Iglesiente. 
 
   "I sardi sono confinati da troppo tempo – spiega – ad essere spettatori di un inaccettabile processo di deindustrializzazione produttiva del proprio territorio. Per questo chiedo al governo di dare piena attuazione di ogni piano e progetto a finanziamento pubblico senza ulteriore indugio".
 
Uras chiede che in tempi brevi il Governo convochi le organizzazioni sindacali "per aprire tavoli di discussione e di concertazione, con l'obiettivo di trovare soluzioni per tutti quei lavoratori interinali espulsi dal sistema produttivo-industriale e dalla conseguente chiusura degli stabilimenti. Bisogna costruire strumenti – conclude – che assicurino ai lavoratori gli
ammortizzatori sociali e il puntuale pagamento dei sussidi dovuti, nonché adeguati percorsi formativi di aggiornamento, qualificazione e riconversione professionale affinché ci sia una
vera ripresa produttiva e lavorativa".