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È fissata per il 15 luglio l'udienza con citazione diretta a giudizio dell'ex presidente del Bologna Calcio Sergio Porcedda, accusato di appropriazione indebita. Porcedda è accusato dal sostituto procuratore Valter Giovannini e dal pm Claudio Santangelo di essersi appropriato di 3 milioni di euro presi dalle casse sociali e poi trasferiti con bonifico ad una società a lui riconducibile. Fatti aggravati dall'abuso di relazioni di ufficio e dal danno patrimoniale rilevante.

Porcedda era indagato dal 2011 a Bologna nell'inchiesta che ipotizzava l'appropriazione indebita. Aveva anche ricevuto un invito a comparire, ma l'imprenditore sardo aveva scelto di non presentarsi agli inquirenti bolognesi.

   L'accusa di appropriazione indebita è relativa alla vicenda dei 3 milioni passati nel luglio 2010 dalle casse del Bologna calcio a quelle dell'Asf dello stesso Porcedda, che era anche la controllante del Bologna, e poi rientrati nelle casse societarie il 23 dicembre (quando si perfezionò la vendita del Bologna) ma sotto forma di albergo.

   Un filone collaterale dell'inchiesta, nato dalla denuncia dello stesso Procedda per delle bozze di fidejussioni (per 15 milioni) che furono respinte dalla Lega calcio, aveva visto due persone finire sul registro degli indagati, ma il fascicolo è stato successivamente archiviato.

   Dopo la brevissima gestione Porcedda, il Bologna calcio, sull'orlo del tracollo, fu 'salvato' dalla cordata di personaggi pubblici e imprenditori bolognesi, tra cui Gianni Morandi, Giovanni Consorte e Massimo Zanetti.

   L'imprenditore cagliaritano era inoltre finito agli arresti domiciliari, nel febbraio 2013, in un'inchiesta della gdf di Cagliari che ipotizzava la banca fraudolenta nell'ambito degli accertamenti sul crack della Casa di cura Policlinico Città di Quartu.