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“All'inizio si era più rigorosi nella rendicontazione delle spese, poi meno". È iniziato con queste parole, davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale, l'interrogatorio della super-testimone Ornella Piredda, l'ex dipendente del gruppo misto in Consiglio regionale dalla cui denuncia per mobbing ha preso il via la prima inchiesta sui fondi spesi, secondo l'accusa, illecitamente.
"Mi risulta che l'unica entrata per i gruppi fossero i fondi assegnati dal Consiglio regionale – ha detto Piredda, assunta come impiegata e poi diventata funzionario – avevo rapporti buoni con numerosi consiglieri nel gruppo Insieme per la Sardegna, poi sono passata al Gruppo Misto nel 2005. Ma sono stata quasi subito demansionata con una assunzione nuova".
La dipendente ha così avviato cause di lavoro e presentato esposti in Procura. Il Pm Marco Cocco ha poi deciso di spostarsi sulla gestione dei fondi. "Esisteva un obbligo di rendicontazione – ha aggiunto – il bilancio era molto semplice, ma era previsto l'elenco specifico delle spese nella relazione illustrativa. Era obbligatoria la doppia firma nel rendiconto quando ero nel gruppo Insieme per la Sardegna. E soprattutto c'erano spese ammissibili e non ammissibili: le prime quelle istituzionali, le altre quelle private dei singoli consiglieri".
"L'onorevole Giorico (ex consigliere Udeur, ndr) era questore e presentò al gruppo documenti di spesa che rifiutai. Dissi all'amministratore che non erano ammissibili. Erano bollette telefoniche. Conservavo i documenti di spesa perché pensavo fosse giusto documentare come venivano spesi i soldi pubblici – ha aggiunto – i consiglieri regionali prendevano tutti la stessa cifra, ma capitava anche che il gruppo pagasse direttamente fatture, come magari in caso di convegni".
Il pm Cocco ha poi chiesto alla testimone le modalità di spesa dei fondi e se i consiglieri regionali presentassero pezze giustificative. "Sergio Marracini (ex consigliere Udeur, ndr) era il più puntuale e preciso degli altri – ha detto – prima si faceva con più previsione, poi il tutto è diventato più disordinato".

"Alla fine sembrava che io fossi esagerata a chiedere giustificazioni alle spese". Ornella Piredda ha proseguito in aula il racconto davanti ai giudici, rispondendo alle domande del pubblico ministero.
"Cercavo di spiegare e non capivo perché nessuno sembrava capire – ha proseguito la testimone rispondendo ad una domanda se sapesse di dipendenti del Consiglio regionale che facevano anche altre attività per gli onorevoli – inoltre ritengo che qualche volta i consiglieri regionali abbiamo confuso l'attività istituzionale con quella di partito".
Tensione in aula, poi, quando la donna ha ricostruito la situazione lavorativa che l'ha portata a presentare una denuncia di mobbing. "Alla fine stavo otto ore senza far niente – ha spiegato – la causa del lavoro sul demansionamento è durata quattro anni e poi ho dovuto aspettare altri due anni per un pignoramento".
Prossima udienza il 6 giugno, con ancora la Piredda sul banco dei testimoni. Il collegio infine non ha riunito il processo a Beniamino Scarpa con quello ai 17 consiglieri regionali.