“Un vero e proprio assalto ai mari della Sardegna. Senza precedenti e con tecniche da guerra del golfo. Davanti ad Alghero, Porto Torres, Stintino, Sassari, Bosa, Villanova Monteleone, Magomadas, Cuglieri, Narbolia e San Vero Milis. Un’area marina di 20922 km quadrati. Il lato più vicino alla costa è quello occidentale, che dista oltre 24 miglia nautiche dalle coste sarde (24.3 da Capo dell’Argentiera) e circa 33 miglia nautiche da Alghero. Per esplorare i fondali cannoni ad aria compressa i cosiddetti AIR-GUN, compresa tra 150 e 400 atmosfere. Una vera e propria bomba atomica acustica che genera una violenta onda d'urto che si propaga nel fondale e successivamente viene riflessa, mostrando in questo modo la presenza e la natura di idrocarburi nel sottosuolo. Gli air-gun sono disposti sempre in batteria (si contano diverse decine di sorgenti) e nelle loro vicinanze si possono registrare picchi di pressione dell'ordine 100.000 volte superiori al ad un motore a reazione. Bombe d’aria compressa così devastanti che colpiscono mortalmente la vita marina, danneggiando pesca commerciale, e le economie costiere. Effetto dinamite si ripetono ogni dieci secondi, 24 ore al giorno, per giorni e settimane alla volta. A presentare il progetto sono i texani della più grande società di servizi petroliferi del mondo, la Schlumberger. Nonostante il devastante progetto ancor oggi nessuno risulta aver presentato osservazioni, ne la Regione, ne i comuni. L’unica è una associazione di tutela dei cetacei. Occorre fare in fretta e bloccare questi esperimenti folli in un’area marina dove esistono codici di protezione anche i cetacei riconosciuti internazionalmente”.
Lo ha detto stamane il deputato sardo Mauro Pili presentando un’articolata interrogazione parlamentare con la quale chiede al Ministro dell’Ambiente di bloccare questo progetto scellerato al largo dei mari della Sardegna.
“Altro che studi per la natura, altro che ricerca scientifica, qui si sta mettendo la Sardegna sotto attacco dei poteri forti e delle lobby energetiche e non solo. E – aggiunge Pili – non è una novità che la società texana abbia rapporti stretti con la stessa Eni con la quale lavora in altre realtà. I termini per presentare opposizione scadono il 6 luglio prossimo e la regione non può e non deve stare a guardare. Il progetto di ricerca petrolifero a soli 40 km dalla costa sarda voluto dalla società texana è un azzardo senza precedenti. La Valutazione d’Impatto Ambientale proposta dalla Schlumberger deve essere respinta. Basterebbe sovrapporre i vari vincoli imposti sul mare da Pelagos, il santuario dei cetacei marini del Nord Sardegna per comprendere che si tratta di un progetto scellerato”.
“Voglio sapere – ha detto Pili – chi ha esteso a quel tratto di mare della Sardegna la possibilità di fare questo tipo di introspezioni. Chi ha proposto il Decreto Ministeriale del 9 agosto 2013 con il quale è stato ridefinito il confine delle aree marine in cui è possibile effettuare nuove attività di prospezione e di ricerca di idrocarburi. Chi ha inserito la zona marina “E” con l’apertura di una nuova area nel Mar di Sardegna? E soprattutto la regione Sardegna è stata sentita?”
“Secondo gli esperti che contrastano queste tecniche devastanti di introspezione sonora il segnale esplosivo – scrive Pili – sarà ripetuto circa ogni 15 secondi, e l’effetto sull’udito della popolazione marina, specialmente cetacei, potrebbe essere veramente grave e in alcuni casi provocherebbe la morte. Tutto questo a pochi chilometri dal parco dei cetacei (balene e delfini), detto Pelagos, considerato area marina protetta di interesse internazionale e zona di transizione della tartaruga Caretta Caretta, specie iper protetta e in via d’estinzione nelle acque territoriali italiane e sarde”.
“Nel piano silenzio assoluto sugli effetti che la ricerca di idrocarburi, della durata di 73 giorni secondo la documentazione, potrebbero avere sull’ecosistema in generale. Un silenzio che omette anche un incidente che coinvolse i lavoratori del Queensland che nel 2002 vennero contaminati da radiazioni di cesio a causa di un errore dell’azienda che violò le normali procedure di stoccaggio del materiale radioattivo”.
“ Questi cannoni acustici – scrive Pili nell’interrogazione Parlamentare -sono trainati dietro le navi e sparano raffiche devastanti di aria compressa che attraverso l'acqua si irradiano per migliaia di metri nel fondo del mare, e riflettono informazioni su giacimenti di petrolio e gas sepolti. Queste esplosioni colpiscono duramente mammiferi marini, tartarughe marine, pesci e altri animali selvatici. Impatti che includono perdita temporanea e permanente dell'udito, l'abbandono di habitat, interruzione di accoppiamento e l'alimentazione, e anche gli spiaggiamenti spiaggia e la morte. Per balene e delfini, che si basano sulla loro udito per trovare cibo, comunicano e si riproducono, essendo in grado di sentire è una questione di vita o di morte”.
“Il fatto che la Sardegna sia finita nel mirino delle ditte petrolifere di mezzo mondo – dice Pili – rientra nella logica italiana di favorire speculazioni di ogni genere nella terra più lontana e indifesa. Tutto questo è inaccettabile e va fermato ad ogni costo”.