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Dodici nuovi casi in Sardegna per 100mila abitanti l'anno contro una media fra i 3 e i 6 nel resto d'Italia. E dati di prevalenza (numero degli ammalati in vita) che si aggirano ormai sui 210-220 casi per 100mila abitanti, contro una variabilità da 6 a 80 nelle diverse aree del Paese.
Sono alcuni dei dati sulla sclerosi multipla diffusi dalla responsabile della struttura complessa di Neurologia e Stroke Unit dell'ospedale San Francesco di Nuoro, Anna Ticca, in un'intervista a SardegnaMedicina.it.
"Anche noi come tutti – ha spiegato – abbiamo osservato un incremento della malattia negli ultimi anni. Questo è dovuto un pò all'affinamento delle tecniche diagnostiche e alla possibilità di fare diagnosi in epoca più precoce rispetto all'esordio della malattia; dall'altro al miglioramento dell'assistenza ai pazienti che sicuramente ne prolunga la sopravvivenza, anche se la vita media con la sclerosi multipla non si discosta molto da quella di una persona non affetta dalla patologia. Però tutti i neurologi sardi hanno la chiara percezione che la malattia sia in aumento a partire dagli anni Settanta". Spia rossa che si accende e inevitabile appello all'assessore regionale alla Sanità Luigi Arru. "Sarebbe auspicabile che convocasse, così come previsto nel Piano sanitario stilato dalla Dirindin, le parti in causa – ha osservato Ticca – i rappresentanti dei centri Sclerosi multipla presenti in Sardegna con le associazioni dei pazienti, per mettere insieme un tavolo di lavoro e migliorare quello che si può e si deve perfezionare per un'assistenza adeguata a questi pazienti. Potenziare i centri e creare una rete nel territorio è quello che dovrebbe essere fatto per la sclerosi multipla".
Un coinvolgimento della Regione che potrebbe essere utile anche su altri versanti. "Le proposte – ha chiarito la neurologa – devono partire dal territorio, il politico se ne deve far carico e decidere coniugandole con le risorse a disposizione. Ma l'unica maniera utile di lavorare è avere dei centri di riferimento inseriti in una rete capillare che copra l'intero territorio: Olbia è totalmente scoperta, così come Oristano. Si potrebbe lavorare bene con pochi centri e neurologi di riferimento nel territorio, ma ci dobbiamo mettere insieme, capire intanto quanti sono i pazienti, quale sia il grado della loro disabilità, quali debbano essere gli indirizzi diagnostico-terapeutici e le esigenze assistenziali di questi pazienti e costruire insieme un percorso, l'unica sistema per fare una buona sanità".