pili-blitz-nella-base-usa-nascosta-limbara-and-ldquo-c-and-rsquo-and-egrave-un-disastro-ambientale-and-rdquo

“Siamo appena entrati nella base militare nascosta nelle vette del Monte Limbara – Base degli Stati Uniti d'America: un disastro ambientale nel cuore di una delle montagne più alte della Sardegna. Un luogo abbandonato da tutto e da tutti. Un esempio di utilizzo del nostro patrimonio ambientale da Usa e getta”.

Commenta così il deputato Unidos Mauro Pili il blitz nell’ex base Nato sul Limbara. Un luogo abbandonato e inquinato, segnalato già nel 2007 in un’interrogazione depositata alla Camera dei Deputati e in un contesto paesaggistico e naturalistico di pregio. Nel video si notano subito le enormi parabole di quella che una volta fu la Base Usaf da sempre denominata impropriamente Base Nato sul Monte Limbara, un tempo potente stazione per ricerche ed elaborazioni dati ed impianti radar. La base, secondo l’interrogazione del 2007, senza nessuna trattativa con l'amministrazione comunale proprietaria del terreno, nacque, in gran segreto, fra molti omissis ed accordi mai svelati, nel 1968 come stazione radiotelegrafica ad onda lunga per poter comunicare anche con i sommergibili e la cifra che il Governo americano pagava annualmente allo Stato italiano per la locazione del sito era di cinque lire.

Con l'avvento dei satelliti, la base fu abbandonata il 31 ottobre del 1993, e anziché essere restituita al comune, legittimo proprietario, passò al ministero della Difesa che l'affidò in custodia all'Aeronautica Militare che fino ad ora si è limitata ad inviare saltuariamente degli ispettori sul luogo.
Un servizio giornalistico dell’emittente tv Cinquestelle del 16 agosto 2006, mise in luce la pericolosa fonte di inquinamento per la natura delle sostanze abbandonate: ammasso di ferraglie arrugginite, generatori e batterie in un enorme capannone, depositi arrugginiti, le stesse parabole, dalle mura della vecchia base, ma soprattutto i pannelli di lana di vetro in quantità industriale, l’acqua sporca e maleodorante che sgocciola lentamente sul terrena. Aspetti che, spiega l’interrogazione del 2007, “incutono preoccupazione per le conseguenze che lo stesso, se non viene bloccato ed eliminato, potrà avere sull'intero habitat della montagna, sulle sorgenti, sulla flora e sulla stessa fauna”.