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Una grande manifestazione popolare davanti al poligono di Capo Frasca, ad Oristano, per chiedere il blocco immediato delle esercitazioni militari, la cancellazione di tutte le servitù e la chiusura, bonifica e riconversione di tutte le basi e dei poligoni militari dell'isola. L'appuntamento è per sabato 13 settembre e l'iniziativa porta la firma di A Manca pro s'Indipendentzia, Sardigna natzione Indipendentzia, Comitato sardo Gettiamo le basi, Comitato Su Giassu e Comitato Civico Su Sentidu.
"L'occupazione militare della Sardegna – hanno spiegato i promotori della protesta – rappresenta un sopruso che dura da 60 anni e che non siamo più disposti a tollerare. L'occupazione militare dell'isola rappresenta la negazione più evidente della nostra sovranità nazionale e impedisce uno sviluppo socio economico indipendente del nostro popolo". Le associazioni chiedono che "la Sardegna diventi un'isola di pace e che il suo territorio sia assolutamente indisponibile per le esercitazioni di guerra di qualunque esercito, compreso quello italiano, e in particolare dell'aviazione militare israeliana, che alla fine dell'estate dovrebbe svolgere le sue esercitazioni proprio a Capo Frasca". 

Agus: "A Gaza guerra scellerata: niente basi sarde a Israele". L'Italia e meno che mai la Sardegna non devono essere complici di una guerra scellerata come quella che si sta combattendo ai danni delle popolazioni della striscia di Gaza", lo ha detto il consigliere regionale Francesco Agus (Sel), presidente della prima commissione permanente "Rapporti con lo Stato", confermando il no alle prossime esercitazioni dei velivoli israeliani sui cieli dell'isola.
"Nell'ordine del giorno votato dal Consiglio regionale il 17 giugno scorso, tra l'altro, era contenuto l'impegno da noi fortemente voluto – ha spiegato Agus – di destinare 'nell'ambito dei processi di riconversione delle attività svolte nei poligoni, una quota degli investimenti statali in ricerca e innovazione, proporzionale al gravame militare, purché sia ad uso esclusivo civile nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione e non sia impattante per l'ambiente'. Quell'ordine del giorno venga rispettato, dalla prima all'ultima virgola. La Sardegna non può essere complice, anche nel quadro di rapporti economici o di ricerca e innovazione di una guerra che, oltre a presentare gravissime violazione dei diritti umani, viene combattuta al di fuori di ogni accordo internazionale che possa impegnare il nostro Paese". Il Presidente Pigliaru "continui nella buona strada dell'impegno verso la smilitarizzazione dell'isola – ha aggiunto Agus – e continui, quando necessario a dire No ad accordi al ribasso con lo Stato italiano. Insieme al Consiglio regionale e in particolare alla Prima Commissione con competenze in materia di rapporti con lo Stato, non abbassi la guardia, vigili e eviti alla Sardegna l'onta di partecipare indirettamente a un massacro di cui saremo costretti a vergognarci davanti ai nostri figli. In questa battaglia saremo i suoi alleati più fedeli e determinati".