"Come indica l'intesa siglata tre anni fa, si prevede la valorizzazione del sito archeologico e la fruibilità per il pubblico, per narrare ai visitatori anche la cronaca dei ritrovamenti. Ora il Ministero – spiega Cappellacci – non può comportarsi come un concitato buttafuori, imponendo silenzi, cacciando gli archeologi sardi e assegnando tutto ad una ditta emiliana, attraverso una procedura negoziata senza la pubblicazione di un bando. A chi, come il sottosegretario Barracciu, ci accusa di non conoscere il codice degli appalti rispondiamo che proprio quel codice prevede altri procedimenti.
Ci spieghino allora perché di fronte ad una situazione che avrebbe meritato il massimo livello di pubblicità e di trasparenza hanno, invece, scelto proprio un iter che non prevede la pubblicazione di un bando e che limita la partecipazione, individuando a priori gli operatori economici invitati alla gara. Piuttosto che la pretesa che non vengano sollevati dubbi o addirittura di imporre dall'alto il silenzio, attendiamo risposte sia dal punto di vista politico che da quello amministrativo".
Riformatori. "Tutti i sardi devono sollevarsi per difendere la loro storia dal colonialismo culturale del Governo nazionale". Il consigliere regionale e capogruppo dei Riformatori sardi-Liberaldemocratici Attilio Dedoni commenta così la decisione del ministero dei Beni culturali di affidare a una ditta emiliana la prosecuzione dello scavo nel sito archeologico di Mont'e Prama. "Il Governo nazionale vuole solo appropriarsi degli studi sul nostro passato per sminuirlo e addomesticarlo e ribadire la tesi secondo cui i sardi sono un popolo arretrato e sottosviluppato capace di progredire solo grazie al dominatore di turno" accusa Dedoni, che spiegando che "non si può pensare di vivere in una terra in cui basta rimuovere un sottile strato di terriccio per scoprire meraviglie in grado di riscrivere ogni giorno la storia dell'intero Mediterraneo ed essere esclusi dal loro studio e dalla loro valorizzazione. Dobbiamo impedire – conclude – in ogni modo questo 'scippo', riappropriandoci del nostro passato e quindi del nostro futuro".
La procedura con cui il Ministero dei Beni Culturali ha affidato la concessione degli scavi alla ditta Archeosistemi di Reggio Emilia viene invece difesa dal consigliere regionale Irs Gavino Sale. "E' corretta dal punto di vista normativo ed è stabilita nel Codice Urbani mediante gli articoli 88 e 89.
Attualmente gli scavi disciplinati con tale iter sono circa cinquecento in tutta Italia" afferma spiegando che in base alle norme la Regione "potrebbe diventare autorità di gestione dell'aerea degli scavi" e inoltre "potrebbe acquistare i terreni circostanti i lavori in modo da diventare automaticamente parte in causa nel caso di eventuali allargamenti dell'area archeologica". Nessun dubbio da parte dell'Irs che "debba essere il Parlamento sardo l'organo preposto alla governance del patrimonio culturale isolano" e che questa vicenda "non è che l'ennesimo esempio che mostra come l'Isola necessita di maggiore sovranità".







