Siamo rimasti sul tetto della nostra casa per ore: mio figlio è rimasto avvolto in una coperta in braccio a mia moglie. Sono riuscito a salvare il cane, ma ho perso quasi tutto. Siamo rimasti sei mesi in un albergo perché la casa è stata devastata". E' la drammatica testimonianza di Domenico Tarantini, operaio di una raffineria – uno dei superstiti dell'alluvione del 22 ottobre 2008 a Capoterra – questa mattina in tribunale a Cagliari.
"Quando piove ogni volta abbiamo paura – ha detto davanti ai giudici – ma in sei anni non è stato fatto nulla".
Stanno proseguendo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale le struggenti testimonianze di chi ha perso tutto, o quasi, durante l'alluvione. Sono quasi 200 le parti civili costituite: da qualche udienza stanno raccontando e ricostruendo ai giudici i momenti più drammatici dell'alluvione che il 22 ottobre di sei anni fa distrusse alcune zone di Capoterra uccidendo quattro persone.
Non solo danni alle cose, ma anche vittime. A perdere la vita erano stati Antonello Porcu e sua suocera Licia Zucca, travolti dal Rio San Girolamo in piena, Anna Rita Lepori, trascinata in auto dall'onda del rio San Girolamo, e Speranza Sollai, annegata in casa.
A processo ci sono l'ex sindaco di Capoterra, Giorgio Marongiu, il presidente della cooperativa Poggio dei Pini, Giovanni Calvisi, i capi del compartimento Anas Bruno Brunelletti e Giorgio Carboni, il funzionario della protezione civile Sergio Carrus e i dirigenti del Genio Civile Virgilio Sergio Cocciu, Gianbattista Novella e Antonio Deplano accusati a vario titolo di omicidio colposo e inondazione colposa.
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Disastro Capoterra, in aula testimonianze drammatiche: “Sul tetto per ore. Ho perso tutto”
