Il 18 novembre la vita è cambiata: da allora guardiamo le cose da una diversa prospettiva. Le certezze vengono stravolte e vivi nell'insicurezza, ma vai avanti perché alla fine quello che conta, la vita, non ce l'hanno portata via". Barbara Magnioni, cantante originaria di Genova, ha 41 anni, un compagno di Olbia, Corrado Delitala, tecnico audio, anche lui 41enne, e una bellissima figlia, Elena, di 8 anni, che frequentava la scuola elementare di Maria Rocca, chiusa dal 18 novembre 2013 perché costruita sopra un canale tombato.
Un anno fa la loro casa, comprata nel 2012 con i sacrifici di una vita e un mutuo acceso per 25 anni, è stata sommersa da un metro e mezzo d'acqua. L'abitazione si trova in via Germania, a pochi metri dal punto in cui persero la vita Patrizia Corona e la figlia Morgana Giagoni, di due anni, annegate all'interno della Smart inghiottita dall'acqua del canale in via Belgio. "Ma noi siamo stati fortunati", racconta all'ANSA la donna che con il passaggio del ciclone Cleopatra ha perso mobili, elettrodomestici, vestiti, due automobili, e "i ricordi di una vita. Ma te ne fai una ragione, perché – insiste – siamo stati fortunati".
All'indomani dell'alluvione i tecnici del Comune hanno emesso per loro un'ordinanza di sgombero: "casa inagibile". E per mesi hanno vissuto in un appartamento dei genitori. Dal Comune hanno ricevuto per sei mesi 400 euro mensili, il contributo per l'autonoma sistemazione. Ai quali si sono aggiunti gli 800 euro assegnati a chi è stato inserito nella graduatoria comunale.
"Noi siamo intorno al 230esimo posto – dice Barbara – ma non abbiamo ricevuto neanche un elettrodomestico, né dal Comune né dalla Croce Rossa. Dobbiamo però ringraziare le nostre famiglie, amici e volontari che ci hanno aiutato a riprenderci in mano la nostra vita".
Da alcuni mesi Barbara e Corrado sono riusciti a rientrare a casa – il mutuo è stato sospeso per due mesi. "Mai avrei pensato che la mia prima preoccupazione sarebbe stata guardare le previsioni del tempo", confessa la donna che per mesi, insieme alla figlia, è stata seguita dagli psicologi messi a disposizione della scuola. "Quando piove ci invade il panico – racconta – Mia figlia ha ancora gli incubi e alla prima pioggia viene a dormire con noi sul lettone". La loro abitazione ha retto all'ondata di piena, "ma sarebbe impossibile venderla. Chi potrebbe comprarla sapendo quanto accaduto?".
I danni. Oltre 664,6 milioni di euro di danni stimati con ponti crollati e strade dissestate, 82 comuni colpiti, 19 vittime, 493 persone evacuate e 292 assistite dagli oltre duemila tra volontari e operatori della Protezione civile impiegati sul campo. Aziende in ginocchio e famiglie che hanno perso tutto, anche i ricordi dei propri cari stampati nelle fotografie finite sotto una marea di fango.
Un anno dopo l'alluvione del 18 novembre 2013 tanto resta ancora da fare non solo perchè i tempi della burocrazia sono lunghi, nonostante l'iter accelerato con la nomina del commissario straordinario per l'emergenza alluvione, ma per la scarsità di risorse stanziate. Tanto ridotte che non si placano, dopo 365 giorni e fiumi di parole, le polemiche per quei soldi – 200 milioni – promessi dal Governo durante le visite ufficiali in piena emergenza e arrivati con il contagocce.
Due Procure al lavoro. Sette fascicoli, 12 indagati, centinaia di documenti acquisiti, sopralluoghi, sequestri di strade, consulenze, accertamenti alla ricerca di una spiegazione, di un "colpevole" per quei 19 morti spazzati via dalla furia dell'acqua.
Sono due le Procure al lavoro sull'alluvione che il 18 novembre dello scorso anno ha seminato morte e distruzione in Sardegna. La Procura di Tempio Pausania, titolare di tre fascicoli, ha iscritto nel registro degli indagati i nomi di 12 persone anche se presto l'elenco potrebbe allungarsi.