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Coltivazione di canne per il bioetanolo? "E' utile soltanto nelle zone da risanare", così l'associazione di categoria Copagri, che ha preso posizione sul progetto del Gruppo Mossi-Ghisolfi che intende produrre un eco-carburante derivato dalla cellulosa estratta dalle canne, proponendo di sfruttare solo "le aree inquinate del Sulcis per non danneggiare le colture alimentari".
"Giova agli agricoltori sardi produrre canne anziché prodotti alimentari di cui la nostra Isola ha fortemente bisogno?", si chiede Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri. Ebbene la conclusione a cui arriva l'associazione agricola è chiara: no, "o meglio va bene la sperimentazione ma non a danno delle colture alimentari".
"Perché pensare allora alla coltivazione di canna, pianta che ha un certo fabbisogno idrico, e metterla in concorrenza (a Masainas, Tratalias, Giba e nelle vicinanze) con il carciofo spinoso Dop? – prosegue Cirronis – Chiediamo, per quel territorio e per l'intera Isola, un progetto agricolo serio con l'obiettivo di utilizzare pienamente le acque disponibili a fini alimentari. Nei comprensori di bonifica l'acqua registra, nelle aree attrezzate, un tasso di utilizzo sotto il 30%: è come se avessimo speso il triplo per dotare le zone agricole di impianti irrigui. Alla Mossi e Ghisolfi Copagri Sardegna propone, quindi, un'alternativa, ovvero di sperimentare la coltivazione della canna comune nel Sulcis, a ridosso di Portoscuso e Portovesme, dove vaste aree sono state inquinate e definitivamente compromesse per il forte tenore di metalli pesanti".