"L'elezione del Presidente della Repubblica è un fatto di primaria rilevanza che cade in una fase di prepotente trasformazione del sistema politico ed istituzionale: nel pieno della discussione sulla Riforma costituzionale e della legge elettorale. Perciò non si può ritenere immutabile una consuetudine, precisamente perché esse non possono che seguire i mutamenti del contesto politico. In caso opposto assurgerebbero al rango di dogmi. E la politica non è certamente una religione", così il deputato Michele Piras (Sel) prende posizione sulla scelta dei "grandi elettori".
"Trovo fuori misura i richiami del capogruppo Pd, Pietro Cocco, alla prassi ed alla sovranità del Consiglio regionale: sia perché ad essere in discussione è la prima non la seconda, della quale sia io che il senatore Uras ci fregiamo di essere fra i massimi difensori", ha aggiunto Piras, riferendosi alle parole del capogruppo per il quale "i problemi di coalizione non c'entrano con l'elezione del Capo dello Stato e tutto il nostro gruppo ha confermato la volontà di indicare i due presidenti del Consiglio e della Regione".
"Ribadisco ed insisto quindi – ha precisato Piras – la fase politica in Italia parla la lingua del 'patto del Nazareno', in Sardegna parla la lingua dell'alleanza sovranista e progressista. A queste lingue chiediamo di dare voce, senza nascondersi dietro la foglia di fico della consuetudine".
Notizie Grandi elettori Quirinale, Sel: “Consuetudine può essere modificata”
Grandi elettori Quirinale, Sel: “Consuetudine può essere modificata”
