Ve ne dico quattro (un vecchiaccio racconta). È lo spettacolo di e con Carlo Antonio Angioni (il vecchiaccio) e Domenico Cocco (musiche originali). Un uomo all’acme del proprio viaggio, che si attacca con le unghie e con i denti agli ultimi scampoli della propria 'densa' esistenza, si confronta con la sua nuova realtà, che mai prima di adesso aveva guardato realmente e profondamente, con occhi cinici e compassionevoli al contempo. Una realtà di solitudini e incomprensioni, di non accettazioni e rabbia, ma dove trovano ancora posto l'acume, l'ironia, la sagacia, il piglio dissacratorio. Fra le routine proprie dell'età e la voglia -e necessità- di essere ancora presenti a se stessi. E riderci sopra.
Comico e commovente, acido e tagliente, ironico e puro. Lo spettacolo dentro al quale si muove con l'agilità e il pathos di sempre Carlo Antonio Angioni -attore e regista- è un rondò solo e profano che fruga impietoso fra le pieghe -e le piaghe- della nostra esistenza. Ci scava intorno come l’acqua. Ci si annida per illuminare anche gli angoli più oscuri di cui non vorremmo parlare. Di dentiere e polsini, di scale e risonanze, di sudore e piccole angherie. Ma anche di “gloriosi” momenti di riscatto. Di gioie, dolori, mancate o reali rivarse, dispetti e frustrazioni, sadismo e piccole grandi soddisfazioni.
E in questo vagare sospesi, nella vita e nell’età, nella città che non ti vede, nelle relazioni che si sfilacciano, nelle storie che ti escludono, nel corpo che cede, nella mente che inganna, nelle emozioni che ancora ci stupiscono, si ritrova il senso, insieme.
In mezzo a questa trama di parole e riflessioni, ironia e risate scanzonate, le musiche originali di Domenico Cocco intervengono a fare da contrappunto, puntuali e leggere, a raccordare vite di carta e vite in carne ed ossa e cuore. Lasciando spazio alla nostra sospensione, nello spazio e nel tempo. Di cittadini, di uomini e donne, di giovani e vecchi. Magari al crepuscolo di una vita quieta o con l’acceleratore sempre a tavoletta. A un certo punto la velocità ci da noia, non la sosteniamo più. Inchiodiamo improvvisamente, ci fermiamo e ci guardiamo nello specchietto retrovisore, forse non riconoscendoci, spaesati in un oggi che ci balena addosso dirompente come un tir, di ricordi, rimpianti, rimorsi, sensi di colpa, corpi, bocche, luoghi, lutti, suggestioni. Tutto insieme, quasi informe. Ma che ci potrebbe permettere -con la solita dose di follia e di fanciullesca incoscienza- nuove libertà e radicamenti più autentici, se solo volessimo chiudere gli occhi e…accettare la sfida.
Liberamente tratto dal libro di Marco Presta ‘un calcio in bocca fa miracoli’, la piece teatrale si terrà mercoledì 25 marzo 2015 – ore 20,30, nell’ambito della rassegna ‘mercoledì a palazzo Regio’, in piazza Palazzo ½, L’ingresso è libero e gratuito.