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Nuovo processo per Giulio Caria, il 36enne muratore sardo condannato a 30 anni in primo grado per aver ucciso nel 2013 la compagna Silvia Caramazza e averne nascosto il corpo in un freezer, dove fu ritrovato, in un appartamento di Bologna.
Caria adesso, insieme ad un collega, è imputato di interferenze illecite nella vita privata, per fatti risalenti al 2011: è accusato di aver installato una videocamera nel bagno di due studentesse, a casa delle quali, sempre a Bologna, era andato a fare interventi per problemi idraulici. Per l'accusa la telecamerina, nascosta in un barattolo e scoperta dalle ragazze che si rivolsero ai carabinieri, era collegata al cellulare di Caria. Oggi in tribunale si è tenuta la prima udienza davanti al giudice monocratico Valentin Tecilla, ed è stato disposto un rinvio. Caria è difeso dall'avvocato Savino Lupo. Il legale sostiene che non è dimostrato che il telefono fosse in uso esclusivo al suo assistito.