Sono 1.950 i detenuti, 1.634 dei quali condannati, 299 in attesa di un giudizio definitivo, 17 internati. Fra i reclusi 38 sono donne. Cagliari, con 563 presenze, è il penitenziario sardo più affollato; Lanusei, con 37, quello con il dato più basso. Sono i dati sulle carceri della Sardegna al 31 maggio scorso diffusi dal Sindacato autonomo Polizia penitenziaria (Sappe) in occasione della presenza nell'Isola del segretario generale, Donato Capece, il quale ha sottolineato che "le carceri in Sardegna restano affollate, nonostante talune rassicuranti dichiarazioni, ed hanno più detenuti di un anno fa".
"I numeri parlano più di mille chiacchiere – sottolinea Capece -. I detenuti al 31 maggio erano 1.950. Lo stesso giorno un anno fa erano 1.877. Quindi non c'è stato alcun calo di detenuti, ma bensì un aumento. In Sardegna, insomma, almeno sul fronte penitenziario, non si è dimezzato alcunché. E si tenga conto che nel frattempo sono state varate quattro leggi cosiddette svuota carceri, una sulla messa in prova dei detenuti adulti ed un'altra sulla tenuità dei reati che in realtà non hanno svuotato un bel niente, come bene sanno i poliziotti penitenziari che lavorano negli istituti di pena in prima linea tra gente che tenta il suicidio, che si lesiona gravemente il corpo, che si picchia con altri carcerati e che aggredisce agenti".
"L'Amministrazione penitenziaria sembra vivere in una realtà virtuale e non si rende conto della drammaticità del momento, che costringe le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria a condizioni di lavoro sempre più difficili – conclude Capece – per queste ragioni ho chiesto al ministro della Giustizia Orlando di porre le criticità penitenziarie sarde tra le priorità d'intervento, assegnando più poliziotti e diversificando lo spessore criminale dei detenuti presenti nell'Isola".