Risveglio amaro per il Pd dopo i ballottaggi che lo hanno visto sconfitto in tre delle quattro grandi città chiamate al voto in Sardegna per la scelta dei sindaci: Nuoro, Porto Torres e Sestu. Il segretario regionale Renato Soru apre una fase di riflessione interna al partito, a cui chiede sin da ora di tornare a lavorare nei territori perchè "ovunque – spiega – ha prevalso la volontà di cambiamento dell'elettorato" che il Pd, ma in generale tutto il centrosinistra, non hanno saputo intercettare.
I dem possono gioire solo per aver strappato Quartu al centrodestra. "Stefano Delunas ha conquistato una vittoria importante – commenta Soru – il Pd e il centrosinistra hanno saputo interpretare le esigenze e la voglia di rilancio della terza città dell'isola, in una fase cruciale come quella dell'avvio della città metropolitana".
Per il resto, solo macerie. Candidati sbagliati? Divisioni interne? Distanza dall'elettorato di riferimento? O solo questioni locali? Comunque la si voglia vedere, da oggi inizia una nuova fase per il Pd e gli alleati. Nel frattempo gli equilibri interni alla coalizione che governa la Regione potrebbero ridimensionarsi a scapito dei democratici e a favore dei cosiddetti partiti minori, che si erano già organizzati. E se il rimpasto era già nell'aria e non sembra possa esserci un'accelerazione post voto, visto che i tempi verranno stabiliti solo dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru, resta l'interrogativo: chi paga questa debacle? La prima testa a cadere è stata quella del segretario cittadino del Pd di Nuoro, Francesco Manca, che si è dimesso: si è assunto in pieno la responsabilità di aver proposto la ricandidatura del sindaco uscente Alessandro Bianchi (Pd), sconfitto brutalmente dall'outsider Andrea Soddu, appoggiato dagli alleati in Regione di La Base. Sullo sfondo una guerra fratricida nel partito nuorese che i vertici regionali prima e nazionali poi non hanno saputo ricomporre in modo convincente.
Nell'immediato non ci sono altre conseguenze, ma i democratici appaiono sotto choc e lo tsunami a Porto Torres, come lo ha definito il neo sindaco del Movimento 5 stelle Sean Christian Wheeler, ha lasciato strascichi nella coalizione di centrosinistra. Tanto che il segretario del Partito dei Sardi, Franciscu Sedda, lancia la sfida per la costruzione di un grande partito della Nazione sarda, che in questi mesi ha già compiuto i primi passi insieme a Sel, Centro democratico e una parte della Sinistra. Ora, dice Sedda, ci rivolgiamo "anche a quella parte di classe dirigente del Pd che ha voglia di mettersi in gioco e che si sente stretta rispetto alla sua identità attuale", puntando sull'accelerazione del programma, "osando di più e giocando d'attacco".
Di riflessione "necessaria all'interno della maggioranza per capire dove si è sbagliato e correggere il tiro" parla il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Pietro Cocco che vede in questi risultati elettorali "segnali che vanno raccolti".
Ecco allora, suggerisce Cocco, che si potrebbe ripartire dai "sistemi di presentazione ed elezione della classe dirigente", cioè le primarie, a cui dare più peso magari istituzionalizzandole. Suona la sveglia anche il senatore di Sel, Luciano Uras, secondo il quale occorre "risolvere i problemi della crisi e occuparsi dello sviluppo dell'Isola, cioè del terreno sul quale il centrosinistra aveva vinto le elezioni regionali". Il leader di La Base, Efisio Arbau, pur sottolineando che il responso ha una valenza locale, ritiene che dalle urne arrivi "un invito a fare di più".
Una prima riflessione, per alcuni una vera e propria resa dei conti, è attesa per venerdì 19 con la riunione a Oristano della direzione regionale del Pd.
L'appuntamento era fissato per oggi e lo slittamento è stato letto anche come un segnale di debolezza del partito: niente di tutto questo, sin da sabato infatti era stato chiesto il rinvio per l'impossibilità a partecipare di alcuni esponenti di spicco dei democratici.