No al trasferimento degli uffici dell’Assessorato regionale del Lavoro dal palazzo di via XXVIII febbraio ai locali di via San Simone. E stamattina, nel corso di un’assemblea nello stabile di San Benedetto-Fonsarda, alcune sigle sindacali hanno anche annunciato di aver presentato ieri esposti alla Procura della Repubblica di Cagliari e alla Corte dei Conti. “In questi mesi abbiamo chiesto alla Regione di spiegarci perché – ha detto Nino Cois, della Funzione pubblica della Cgil, una delle sigle che hanno firmato gli esposti – in un momento come questo si lascia un edificio pubblico e si va in locali presi in affitto. Se ci sono lavori di messa in sicurezza da effettuare si possono trovare soluzioni alternative: questa era la nostra proposta. Lo dico con rammarico. Di fronte al silenzio della Regione siamo stati costretti a presentare l’esposto”. Secondo quanto riferiscono i sindacati il trasferimento sarebbe slittato da fine giugno a novembre. “Ma come? – si chiede Cois – Prima era urgentissimo che il personale si spostasse immediatamente nei nuovi uffici per questioni di sicurezza. Ora invece sembra che tutta questa urgenza non ci sia”. Quale allora la soluzione? “Naturalmente noi confidiamo in un ripensamento della Regione”. Contro il trasferimento si schiera anche Rifondazione comunista-Sinistra sarda. “Ci pare una scelta scellerata – spiega – che comporterebbe un ingiustificabile aggravio di costi per le casse della Regione. L’urgenza di procedere con importanti lavori di messa in sicurezza nell’attuale sede dell’Assessorato non giustifica l’immediato e totale sgombero del palazzo di Via XXVIII febbraio. E’ possibile procedere con i lavori senza interruzione dell’attività negli uffici della storica sede”. Sinistra sarda vuole salvare la struttura di via XXVIII febbraio anche per la sua posizione perché “presenta caratteristiche di strategicità funzionale all’utenza che non trovano riscontro in nessuna altra struttura in capo all’amministrazione regionale nella città di Cagliari”. Ma è soprattutto una questione di soldi. “Nella sostanza, ci pare che abbandonare una prestigiosa e funzionale sede di proprietà – conclude -, per poi dover ricorrere a locali in affitto che comportano onerosi contratti di locazione con durata incerta e indefinita, contrasti palesemente i principi di economicità ed efficienza che la stessa Giunta regionale pareva aver adottato.
Sono queste le ragioni che ci inducono a chiedere che attorno a questa operazione venga fatta chiarezza e che la Regione operi nella massima trasparenza quando si tratta di utilizzo di risorse pubbliche”.
