I dati informatici sequestrati nella sede del Cagliari Calcio, durante la presidenza di Massimo Cellino, devono essere restituiti al vecchio patron. O quantomeno, essendo dati "in copia", devono "sparire": non possono essere né conservati, né utilizzati. La Cassazione ha accolto la richiesta presentata da Giovanni Cocco, avvocato dell'ex numero uno rossoblù. Lo fanno sapere gli stessi legali di Cellino. I fatti si riferiscono al 12 e 13 giugno dello scorso anno quando, su disposizione della Procura della Repubblica di Cagliari, fu eseguito il sequestro dei dati informatici contenuti nel server della società rossoblù e negli hard disk di quattro pc del club. Le operazioni furono effettuate in viale La Playa, sede del club. La difesa chiese subito il riesame di sequestro probatorio, ottenendo come risposta un no in quanto si trattava di "copie".
Cocco si era quindi rivolto a Roma alla Cassazione, ottenendo nei giorni scorsi l'annullamento senza rinvio dell'ordinanza.
"Si tratta di una decisione – spiega il legale – che, oltre a rendere giustizia a Cellino, ha eccezionale rilievo in ambito nazionale per l'affermazione dei diritti dei cittadini alla privacy, affiancandosi ad una decisione della Suprema Corte relativa al sequestro di dati presso un giornalista, depositata sempre a giugno 2015, che però, pur affermando gli stessi principi fatti valere con il ricorso per Cellino, dichiarava inammissibile il ricorso per mancanza di interesse. Nel nostro caso, invece, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio i provvedimenti impugnati, riconoscendo dunque l'interesse a ricorrere per la violazione di interessi sostanziali (art. 8 Cedu: tutela della privacy) nel caso di sequestro in copia di tutti i dati informatici presenti nei computer".
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Cassazione: restituire dati informatici sequestrati a Cellino
