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La riforma degli enti locali subisce una piccola metamorfosi e, dopo alcuni aggiustamenti in Commissione Riforme a luglio, dovrebbe approdare in Aula a settembre per l'approvazione definitiva. Restano i due pilastri della riorganizzazione, Regione e Comuni, ma oltre alle Unioni dei Comuni, che ingloberanno le funzioni delle attuali enti intermedi, rispuntano le quattro Province storiche, depotenziate, di secondo livello, ma ancora previste per Statuto. E quindi incancellabili fino alla parola fine che sarà data dal progetto di revisione costituzionale che dipende dai lavori del Parlamento. Scompaiono, invece, le associazioni delle Unioni dei Comuni, che avrebbero dovuto aggregare le competenze provinciali difficilmente gestibili dalle singole unioni.
Da questo ragionamento, sviscerato oggi nel vertice di maggioranza alla presenza dell'assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, e del presidente della Commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel), nasce un'idea di legge di transizione che contemplerà più livelli: la Regione, alla quale competerà la funzione dei centri per l'impiego, le quattro Province di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari alle quali rimarranno le funzioni su strade e trasporti, ambiente e scuole, le Unioni dei Comuni, alle quali dare maggiori poteri, personale e trasferire funzioni associate e dove creare le stazioni appaltanti e le centrali di committenza, e i Comuni.
A Cagliari nascerà la città metropolitana i cui confini, seguendo le norme della Delrio, coincideranno con quelli della Provincia nella quale verranno creati ambiti omogenei (probabilmente 4: Cagliari, Sulcis-Iglesiente, Medio Campidano e Sarrabus e costa sud orientale): a disposizione per i progetti metropolitani ci sono 50 milioni di euro di fondi europei. "Si tratta di una transizione che prevede la permanenza delle 4 province, con una puntualizzazione delle aree metropolitane che possono trainare lo sviluppo della Sardegna – ha spiegato l'assessore Erriu -. Noi dobbiamo costituire un sistema equilibrato senza cittadini di serie A e di serie B con una distribuzione di risorse perequata rispetto ai territori: quelli deboli devono essere messi nelle stesse condizioni di quelli forti la Giunta, l'intero Consiglio, la maggioranza e l'opposizione si giocano molto su questa riforma di sistema che deve essere assunta con grande responsabilità. Per questo motivo – ha aggiunto Erriu – auspico una convergenza di tutte le forze politiche sui principali pilastri del riordino. Le Province, sino alla modifica costituzionale sono obbligatorie e con queste soluzioni eviteremo il pericolo di riaccentrare troppo alla Regione".
Secondo Agus, "si sta dando lo start alle Unioni dei Comuni e si mantengono le Province per le funzioni sovracomunali, ma la provincia diventa ente di servizio, con un collegio dei sindaci". 

La Cisl Funzione pubblica della Sardegna ritiene "importante e positiva" la decisione della Giunta regionale di ieri di proporre un disegno di legge che trova una soluzione con le risorse necessarie alla proroga dei lavoratori precari delle Province e della società in house delle stesse.
"Un fatto concreto che tampona, in termini di urgenza e realismo, la situazione assurda dei tagli nazionali e delle difficoltà isolane nella lunga transizione post referendum – dice il segretario generale, Davide Paderi – Dopo il pressing sindacale assieme ai lavoratori ed il confronto sempre attivo con l'assessore degli enti locali Cristiano Erriu, questi segnali vanno nella giusta direzione, anche se alcune negatività e insidie erano state segnalate e denunciate da tempo. Pertanto – conclude il sindacalista – ora tocca alle Commissioni e all'Aula procedere velocemente all'approvazione della norma a carattere d'urgenza, per poter entrare nel merito della riforma, senza lavoratori sacrificati o lasciati a terra".