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Torino, Verona, Brescia, Arezzo, Lodi, Varese, Milano, Treviso, Bergamo, Modena, Reggio Emilia.
Ma anche Ragusa. Sono alcune delle città toccate in sorte ai docenti sardi che hanno presentato domanda di assunzione per la Buona scuola: la chiamata è scattata dopo la mezzanotte.
Gli insegnanti interessati alla riforma del governo Renzi si sono buttati al primo giro di lancette del nuovo giorno sul sito del Ministero per conoscere il loro destino. Chi non c'è riuscito per troppo traffico sulla rete ha dovuto aspettare una e-mail dal Miur nel cuore della notte. I più fortunati hanno ottenuto quello che volevano: una cattedra a Sassari o a Nuoro.
E adesso stanno festeggiando. Ma in tanti – quelli chiamati fuori dall'isola – ora non sanno che cosa fare.
Da una parte c'è un posto di ruolo a disposizione dopo tanti anni di precariato. Dall'altra c'è l'incubo trasferimento con la necessità di lasciare a casa mogli, mariti, figli, padri e madri. Le notti insonni erano stati la scintilla della rivolta cominciata con un flash mob davanti alla Regione e continuata con tante altre azioni di protesta. L'ultima ieri, sotto la statua di Carlo Felice, in piazza Yenne a Cagliari.
Moltissimi infine sono stati "rimandati" a ottobre-novembre.
Non sono stati pescati per la fase B e dovranno aspettare la prossima chiamata per la fase C, quella che con il potenziamento degli organici potrebbe mettere a disposizione nuovi posti di lavoro anche sotto casa. Potrebbe: non è detto che il sistema del Ministero accontenti tutti quelli che non vogliono emigrare.
C'è già chi ha già deciso che cosa fare in caso di chiamata oltre Tirreno. "Sarò costretto a rinunciare – spiega Marcello Palimodde, docente precario di 50 anni – perché per motivi personali non posso allontanarmi dalla famiglia. L'unica soluzione potrebbe essere quella di convincere mia moglie a prendere un anno di aspettativa dal suo lavoro per stare con me in un'altra sede. Ma sarebbe un rimedio per dodici mesi. E poi? Insomma: per forza uno dei due dovrebbe essere disoccupato. Non mi spaventa stare fuori dalla Sardegna, l'ho già fatto. Ma a queste condizioni è impossibile".
La portavoce del Comitato Valigie del 10 agosto, Bianca Locci, è stata già chiamata in questa fase. Destinazione Verona.
Accetterà. Anche se c'è la speranza di ottenere un rinvio grazie alla supplenza annuale in Sardegna. "Ho avuto il coraggio – spiega – di verificare la sede soltanto questa mattina. Di notte no, non ce l'ho fatta: troppa angoscia. Partirò lasciando a casa marito, figlia di 12 anni e mezzo, un suocero e un mutuo. In provincia di Verona dovrò subito cercare casa, versare la caparra per l'affitto. No, almeno per il primo mese sarà impossibile tornare a riabbracciare i miei. E anche dopo non sarà per nulla facile". 

Vertice al Ministero. Caso Sardegna sul tavolo del Ministero: per venerdì 4 è in programma a Roma un incontro tra l'assessore regionale Claudia Firino e il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini.
Questo pomeriggio Firino ha incontrato i sindacati in vista del faccia a faccia con il ministro. Obiettivo: evitare l'emigrazione dei docenti sardi. "Un salvataggio – spiega la Cisl in una nota – che dovrà essere operato entro il prossimo 11 settembre, termine entro il quale gli insegnanti dovranno accettare la destinazione decisa stamattina dal MIUR e comunicata via mail agli interessati, pena la cancellazione definitiva dalla graduatorie a esaurimento e da quelle concorsuali".
Le richieste del sindacato. Uno, salvaguardare dalla decadenza automatica i docenti che non accettano a causa di oggettive difficoltà (figli a carico, disabili in famiglia da accudire, anzianità dei genitori e tutte quelle situazioni familiari che hanno un costo sociale altissimo). L'età media degli insegnanti trasferibili supera i 45 anni, oltre il 70% donne. Due, accelerare la fase delle assegnazioni delle supplenze conferite dai dirigenti scolastici sardi così da consentire agli insegnanti impossibilitati a trasferirsi di lavorare in Sardegna almeno ancora per l'anno 2015-2016. Tre, aumentare il numero di coloro che Sardegna avranno i posti in fase C (cioè nell'organico potenziato stabilito dalle singole scuole).
A tal fine il sindacato chiede il potenziamento del tempo pieno. "Per la Cisl sarda – si legge – le debolezze e quindi il fallimento della "buona scuola di Renzi trova riscontro nei numeri degli operatori sardi che hanno presentato le domande di insegnamento. Hanno infatti aderito al progetto sulla buona scuola appena il 40% dei precari sardi. Una riforma dai tempi troppo stretti per evitare pasticci rispetto alla quale il dettaglio delle procedure pratiche si è conosciuto solo ai primi di agosto".
La strategia. "Bisogna attuare lo statuto sardo tramite una specifica norma a tutela del personale della scuola sarda non solo docente ma anche ATA, che merita adeguate tutele. Il personale ATA non è contemplato all'interno del decreto sulla buona scuola. La finanziaria Renzi, purtroppo va ad inibire la stabilizzazione del personale amministrativo tecnico ausiliario in attesa di nomina allo scopo di surrogare quelle posizioni attraverso eventuali esuberi provenienti dal processo di riforma degli enti intermedi". 

Cgil. "Da una parte l'emergenza, che riguarda la cosiddetta fase B, con i troppi precari della scuola lasciati fuori dalla riforma o costretti a emigrare. Dall'altra la prospettiva, che impone la stesura di una legge regionale sull'Istruzione e, contestualmente, un confronto con lo Stato al fine di far valere l'autonomia della Sardegna". La Cgil ribadisce che proseguirà nelle azioni di lotta sino a che non saranno raggiunti i risultati attesi e sollecita la Regione a unirsi con forza a questa battaglia, anche attraverso vie legali.
"In merito all'incontro fissato per venerdì con il ministro Giannini – si legge in una nota – il sindacato condivide la necessità di rivendicare modifiche sostanziali all'impianto della riforma per adattarla alla specificità sarda. Nel corso della riunione, si è parlato delle problematiche legate all'applicazione della riforma nella parte che riguarda organici e assunzioni per quest'anno e, più in generale, dell'annosa questione delle norme di attuazione dell'articolo 5 dello Statuto e della necessità di adattare la riforma nazionale alle esigenze e peculiarità della Sardegna. Altrimenti, la scuola sarda sarà fortemente ridimensionata". 

Firino. "Nei prossimi giorni incontrerò il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, per rappresentare le istanze che quest'oggi ho condiviso con tutti i sindacati – durante un incontro interlocutorio – per fermare il trasferimento dei docenti sardi". L'ha detto l'assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino, a margine della riunione con le sigle sindacali, precisando che "verranno ribadite a Roma, tra le varie questioni, l'insularità come evidente fattore di svantaggio per gli insegnanti sardi e la necessità dell'ampliamento dell'organico per far fronte ai bisogni della scuola isolana".
Altro tema sul quale la Regione vuole avere un ruolo decisionale è l'organico potenziato. "Nella determinazione del fabbisogno degli insegnanti nella scuola sarda – ha proseguito la titolare della Pubblica istruzione – la Regione vuole avere un ruolo importante, anche in considerazione dei progetti già avviati e messi in campo in questi mesi dalla Giunta Pigliaru per combattere la dispersione scolastica".
Un incontro che scenderà nei dettagli. "Come già ribadito dal Presidente – ha ricordato in conclusione Firino – l'organico non deve essere calcolato solo in base ai numeri, ma anche in considerazione delle necessità e dei problemi, come quello appunto della dispersione, molto sentito in Sardegna".
L'assessore si confronterà con il ministro non solo sul tema delle supplenze degli insegnanti, ma anche sui posti di lavoro del personale Ata, affinché venga potenziato il tempo pieno e siano assegnati i posti necessari sul lungo periodo.