"Oggi la Sardegna prova a riaffermare un principio: il diritto a esprimersi su progetti di grande impatto ambientale, che interessano i territori e le popolazioni sarde, confermando il ruolo delle regioni e dei suoi rappresentanti eletti": così il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, commenta il deposito di questa mattina a Roma nell'Ufficio centrale della Corte di Cassazione dei sei quesiti referendari per l'abrogazione di alcune norme inerenti le autorizzazioni a progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi, contenute nel "Decreto Sviluppo" e nello "Sblocca Italia".
Assieme al presidente Ganau anche gli altri rappresentanti delle nove Assemblee legislative che hanno approvato, nei giorni scorsi, la richiesta di referendum abrogativo: Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Abruzzo, Veneto, Calabria, Campania e Liguria. "Il referendum interviene – chiarisce il presidente Ganau – su alcune norme del Decreto Monti, in particolare quelle contenute nell'art. 35 che estendono il divieto di trivellazione in mare alle 12 miglia, riattivando contestualmente i procedimenti bloccati dal governo Berlusconi, 25 progetti che prevedono attività di ricerca ed estrazione entro le 12 miglia.
L'abrogazione di alcune norme dell'art. 37 del decreto Sblocca Italia pone invece l'attenzione su un altro tema legato alla partecipazione delle Regioni, dei territori e delle popolazioni alle decisioni assunte dallo Stato su temi che li riguardano da vicino come la pianificazione di studi, la ricerca e l'estrazione di idrocarburi. Il senso dell'azione referendaria è il blocco di tutti i progetti in essere e la sua approvazione farà sì che il divieto sia assoluto e non superabile, in quanto non potrà più essere introdotta alcuna norma che lo consenta".
Regione No trivelle, Ganau: “Decidano i sardi”
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